venerdì 18 marzo 2016

Le Sezioni Unite della Cassazione si pronunciano sul risarcimento del danno al dipendenti precari in caso di abuso dopo 36 mesi. Per la dissuasività effettività ed energicità della sanzione si potrebbe di nuovo pronunciare la Corte di Giustizia dell'Unione Europea.

Le Sezioni Unite della Corte di cassazione si sono pronunciate sul risarcimento del danno al lavoratore della Pa in caso di abusivo ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato che hanno superato il limite di 36 mesi.


Il lavoratore precario ha diritto al risarcimento del danno per illegittima precarizzazione nella misura "onnicomprensiva" che nel caso specifico dei precari storici siciliani e per la notevole durata dei contratti di lavoro a tempo determinato si potrebbe aggirare tra 12-15 mensilità. 

La Cassazione quindi applica la sanzione aggiuntiva alla conversione a tempo indeterminato riconosciuta ai lavoratori privati dal Collegato lavoro ai dipendenti precari della Pa. Pertanto a tutti i lavoratori precari della Pa siciliana che perseguono le vie legali in caso di abuso dopo 36 mesi, spetta una liquidazione del danno, senza alcun onere della prova, fino a 15 mensilità. Questa tipologia di danno previsto dalla Corte di cassazione concede al lavoratore che ha subito l'abuso un "ristoro agevolato" senza prova alcuna se non il superamento del limite di 36 mesi. 

Inoltre, per i precari storici siciliani la Cassazione riconosce anche il diritto del lavoratore di provare danni superiori che derivano da mancato riconoscimento di scatti di anzianità RIA. Indennità accessorie riconosciute al personale a tempo indeterminato, peo, po, responsabilità in applicazione del principio di non discriminazione tra lavoratori precari e/o di ruolo. Ovviamente questa sanzione è un primo riconoscimento non essendo una sanzione effettiva, dissuasiva ed energica, come stabilito nella sentenza Mascolo della Cgue. 

Altra questione che però rimane aperta dinanzi alla Cgue è quella che nel privato al lavoratore si riconosce oltre la conversione dei contratti di lavoro precario a tempo indeterminato anche un indennità onnicomprensiva, mentre nella Pa solo l'indennità onnicomprensiva. Questa posizione crea nel caso di abuso una disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e/o privati, che la Cgue dovrà valutare nelle pregiudiziali presentate da Galleano e De Michele. 

Infine, calcolando ipoteticamente che da una base certa del danno fino a 15 mensilità, data la notevole durata dei contratti a tempo determinato dei precari storici siciliani, alla quale aggiungere gli altri danni subiti dagli stessi, a tutti i lavoratori precari conviene esperire il rimedio del contenzioso di massa e/o collettivo allo Stato italiano e alla Regione. 

I lavoratori precari storici siciliani devono fare implodere le casse degli Enti Locali ed Istituzionali della Regione, richiedendo i danni subiti con l'abuso. Accanto a questa iniziativa concreta i precari storici siciliani hanno anche il dovere di scendere in campo ad oltranza, appoggiare e propone soluzioni legislative strutturali organiche e definitive per affrontare e risolvere dopo quasi 30 anni il fenomeno del precariato pubblico siciliano. 
Bisogna lottare contro le ingiustizie per avere riconosciuto il diritto al lavoro, alla libertà e alla dignità contro un sistema politico marcio liquefatto senza prospettive e perciò dannoso. Bisogna dire Basta! Basta Precari! 

Gaetano Aiello


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