lunedì 20 ottobre 2014

Dott. Gaetano Aiello - Un appello al buonsenso per affrontare il fenomeno del precariato pubblico siciliano.


Preg.me Amministrazioni pubbliche che da oltre 25 anni usufruite di dipendenti pubblici precari, personale a basso costo e con ingenti potenzialità professionali, per assolvere a compiti istituzionali e per nulla temporanei e/o eccezionali, ho pensato di scrivere questa Lettera aperta, per aprire un dibattito serio e non strumentale sul fenomeno del precariato pubblico siciliano e ricercare quelle soluzioni eccezionali che si addicono ad un fenomeno eccezionale di questo particolare momento storico di profonda crisi economica della nostra tanto cara Sicilia. Credo fermamente che dal confronto e dal dialogo istituzionale a tutti i livelli di Governo, possano scaturire quelle soluzioni che tengano conto, a trecentosessanta gradi di tutti gli interessi coinvolti in questa triste vicenda sociale, tutta siciliana, che ha segnato irrimediabilmente da più di cinquanta anni – se consideriamo tutte le Leggi che la Regione Siciliana ha fatto per la stabilizzazione del personale precario a partire dai primi anni sessanta - tutte le Pubbliche Amministrazioni e la nostra bellissima Regione.


Lettera aperta a difesa dei precari e degli amministratori degli Enti Locali ed Istituzionali della Regione Siciliana per la violazione della Legislazione comunitaria vigente in materia di lavoro a tempo determinato negli Stati membri dell’Unione Europea.

Gent.mo Sindaco/ Direttore Generale

come Lei ben sa, il numero dei dipendenti pubblici precari negli Enti Locali ed istituzionali della Regione Siciliana, nel suo Comune/Ente che Lei dirige ha raggiunto alti livelli di insostenibilità, rappresentando ad oggi una vera e propria piaga sociale.

La Sua Amministrazione, per limiti legati e imposti da normative di Legge, negli anni emanate dal Legislatore nazionale e regionale e in evidente difformità con la disciplina comunitaria che regolamenta il lavoro a tempo determinato negli Stati membri, rappresentata dalla Direttiva comunitaria n. 70/1999/CE del 28 giugno 1999 dell’Unione Europea, continua ad abusare dei contratti a termine, alimentando il fenomeno del precariato pubblico e i ricorsi alla Magistratura del lavoro da parte dei dipendenti precari siciliani.

Il nostro Paese è stato già oggetto nel 2010, dell’avvio da parte della Commissione europea della procedura di infrazione n. 2010/2124, culminata il 21 novembre 2013 con l’emanazione da parte della prefata Istituzione comunitaria di un parere motivato, a cui lo Stato italiano ha dovuto dar seguito e per la quale sarà inevitabile il ricorso da parte della stessa alla Corte di Giustizia per inadempimento.

Per il 26 novembre 2014 è attesa la storica sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Cause riunite C-22/13, C-61/13, C-62/13, C-63/13 e Causa C-418/13) che metterà in ginocchio la Legislazione italiana, esponendo le nostre Pubbliche Amministrazioni, gli Enti Locali ed Istituzionali e la stessa Regione Siciliana, a piogge di risarcimento danni e/o conversione dei contratti a termine per tutti coloro che abusati, si sono già rivolti e/o si rivolgeranno presto alla Magistratura del lavoro, magari alla prossima scadenza contrattuale senza rinnovo.

Nel procedimento pendente presso la Corte di Giustizia tutte le parti intervenute nell’udienza del 27 marzo scorso, dall’Avvocatura del libero foro, alla Commissione europea, all’Avvocato generale della Corte di Giustizia Marcej Szpunar hanno certificato l’incompatibilità della Legislazione italiana con la Direttiva comunitaria n.70/1999/CE; senza contare che anche il Tribunale di Napoli (Giudice P. Coppola) e la Corte Costituzionale avevano dubitato della compatibilità della normativa italiana con il diritto dell’Unione a tal punto da rimettere gli atti delle cause, in via incidentale, alla Corte di Giustizia.

Sono moltissimi i pronunciamenti positivi per i precari da parte di Tribunali, Corti d’Appello e Corte di Cassazione nella Relazione n. 190 del 24 ottobre 2012 del Massimario; pertanto esempi eclatanti sono le sentenze recentissime del Tribunale di Trani, della Corte d’Appello dell’Aquila e della Corte di Cassazione con la sentenza risarcitoria n. 26951 del 2 dicembre 2013.

Sono molte le cause che oggi vedono con costante giurisprudenza soccombere la Pubblica Amministrazione relativamente al riconoscimento degli scatti di anzianità al personale precario, in quanto vi è già una sentenza della Corte di Giustizia del 18 ottobre 2012 (Cause riunite da C 302/11 a C 305/11) che ha sancito il principio di “non discriminazione” anche sulla progressione di carriera.
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Pertanto Le chiedo un atto di rispetto dell’Istituzione comunitaria, dalla quale promana la disciplina del lavoro a tempo determinato nel pubblico impiego negli Stati membri dell’Unione Europea, nel rispetto così come fatto da tante altre Amministrazioni della nostra Regione e  quindi di avviare procedure di conciliazione che riconoscano la trasformazione a tempo indeterminato dei contratti a tempo determinato che hanno superato abbondantemente il limite legale di 36 mesi, che vadano a sanare l’attuale grave situazione, al fine di evitare che piogge di risarcimento danni producano danni erariali insanabili che sarebbero oggetto di rivalsa da parte della Corte dei Conti, in virtù dell’entrata in vigore nel nostro Ordinamento dal 2013 degli articoli 42 e 43 della Legge 24 dicembre 2012 n. 234.

Infatti, dall’entrata in vigore della Legge comunitaria per il 2013, è stato introdotto nell’Ordinamento il diritto di rivalsa dello Stato nei confronti di Regioni e di altri Enti Pubblici responsabili di violazioni del diritto dell’Unione Europea.

L’attivazione di procedure di conciliazione in questa fase storica della nostra Regione, in cui sono previste assunzioni, consentirebbe:

1) la non attivazione di procedure concorsuali, con notevoli risparmi per la spesa pubblica, secondo il principio di invarianza dei saldi di finanza pubblica;

2) di evitare che l’Amministrazione paghi consistenti risarcimenti danni, a seguito dei probabili contenziosi che si aprirebbero alla scadenza dei contratti a tempo determinato senza eventuale proroga e/o rinnovo;

3) La risoluzione del fenomeno del precariato degli Enti Locali ed Istituzionali della Regione Siciliana;

Purtroppo la Legge Regionale 28 gennaio 2014 n. 5, all’articolo 30 ha sancito l’abrogazione della Legislazione regionale di finanziamento e sui dipendenti pubblici precari degli Enti Locali ed Istituzionali della Regione Siciliana non risolve e non potrà mai risolvere il problema del contenzioso giudiziario in essere e generatosi in questi anni.

Tale contenzioso, a seguito degli interventi che il Governo Renzi è stato costretto a mettere in campo, dopo gli ultimi interventi della Corte di Giustizia dell’Unione Europea per i precari della Scuola avrà sicuramente un’impennata esponenziale, a solo danno delle Amministrazioni Pubbliche siciliane che da quasi 15 anni abusano costantemente dei propri dipendenti pubblici precari per coprire dei vuoti nelle proprie dotazioni organiche in maniera permanente ed effettiva, eludendo perciò la regola per il ricorso a forme flessibili di rapporti di lavoro ai sensi della Legislazione vigente in materia.

A tal proposito, La informo che la discussione sulle proposte di legge presentate in Assemblea Regionale Siciliana, non è ancora neanche entrata nel merito per l’assenza ingiustificata del Governo regionale, che continua malgrado tutto quello che sta per scoppiare a livello di contenzioso del lavoro per l’abuso reiterato nel tempo dei contratti a tempo determinato, prorogati e/o rinnovati, in contrasto con la Legislazione comunitaria vigente e che disciplina il lavoro a tempo determinato in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, Italia compresa.

Per questo motivo Le chiedo di intervenire prima che siano i Tribunali ad imporre quanto statuito dall’articolo 36 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001 n. 165 e dall’articolo 5, comma 4 bis del Decreto Legislativo 6 settembre 2001 n. 368, che recepisce nell’Ordinamento la Direttiva n. 70/1999/CE del 28 giugno 1998, portando inevitabilmente l’Amministrazione e/o l’Ente al default o comunque ad una situazione di dissesto economico finanziario



Dott. Gaetano Aiello


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