Non è regolare non assumere oltre i 36 mesi perchè si violano le norme comunitarie. Ora potranno sbloccarsi i ricorsi pendenti al tribunale del Lavoro. Con queste conseguenze.
IL grande abuso di Stato che coinvolge i precari siciliani degli Enti Locali ed Istituzionali della Regione. Si sono rotti gli argini e il fenomeno del precariato pubblico siciliano è esondato e così rischia di procurare un danno salatissimo allo Stato italiano e alla Regione Siciliana. Dopo la sentenza Mascolo del 26 novembre 2014, della Corte di giustizia dell'Unione europea e la sentenza delle Sezioni Unite del 15 marzo 2016 n. 5072 emessa dalla Corte di Cassazione, anche la Corte costituzionale si è pronunciata con la sentenza del 20 luglio 2016 n. 187 a favore dei precari della Pubblica Amministrazione, mettendo così un punto definitivo su una questione trascinatasi da troppi anni, nel caso si verifìchino abusi sul rapporto di lavoro precario. Inoltre, dopo l'Ordinanza del 5 settembre 2016 del giudice di Trapani sull'effettività della sanzione, tramessa alla Corte di giustizia dell'Unione europea e l'Ordinanza del 26 ottobre 2016 del Giudice di Foggia, sulla questione di costituzionalità relativa alla costituzione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro precario che supera i 36 mesi, la situazione del precariato pubblico siciliano, è diventata troppo esplosiva.
LA SENTENZA
Ora è assodato che la prassi nazionale di assumere, prorogare e/o rinnovare i contratti dei lavoratori precari della Pubblica Amministrazione (ovviamente anche per i dipendenti precari operanti in Sicilia), oltre i 36 mesi di servizio attuato su posti vacanti, non è regolare. E' illegittima, nel caso di precariato scolastico, perché si basa sui commi 1 e 11, articolo 4, della Legge 3 maggio 1999 n 124, "nella parte in cui autorizza — ha scritto la Corte Costituzionale — in violazione della normativa comunitaria, il rinnovo potenzialmente illimitato di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti nonché di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, senza che ragioni obiettive lo giustifichino". Questo significa che ora potranno sbloccarsi i ricorsi pendenti presso i tribunali del lavoro, con migliaia di risarcimenti per il personale precario della PA, mentre i giudici potranno sempre disapplicare la normativa interna e, nel rispetto della sentenza Mascolo della Corte di giustizia del 26 novembre 2014, ordinare di conseguenza la stabilizzazione. Ad oggi si calcola che siano 80 mila i precari della Pubblica Amministrazione potenzialmente titolati a far causa allo Stato e destinati ad una facile vittoria. Di questi circa 22 mila lavorano negli Enti Locali ed Istituzionali della Regione Siciliana. Infatti, i lavoratori del pubblico impiego che hanno subito un contratto a tempo determinato illegittimo hanno diritto a un risarcimento "automatico", di un valore che può oscillare da un minimo di 2,5 a un massimo di 15 mensilità, a seconda dell'anzianità di servizio, del comportamento delle parti e degli altri criteri fissati dalle regole sul rapporto di lavoro. Del resto i tribunali del lavoro italiani si erano già adeguati alla sentenza Mascolo, ordinando le stabilizzazioni o procedendo a congrui risarcimenti, anche in linea con quanto deciso di recente dalle sezioni unite della Corte di Cassazione, che ha evidenziato come sia doveroso, in caso di illegittima reiterazione di contratti a termine, corrispondere al lavoratore non solo un'indennità quale risarcimento del danno subito, ma che tale periodo sia computato ai fìni della anzianità di servizio e alla ma- turazione degli scatti di anzianità. A proposito della liquidazione del danno subito dai lavoratori precari, come deciso dalla Corte di Cassazione a sezioni unite, sappiamo che il danno liquidato appare poca cosa, alla luce dell' Ordinanza del 5 settembre 2016 del giudice di Trapani, che proprio sulla effettività del danno ha rimesso la questione alla Corte di giustizia.
IL PRINCIPIO DI EQUIVALENZA
A tal fine, il giudice chiede "se il principio di Equivalenza menzionato dalla Corte di Giustizia nelle sue pronunce, vada inteso nel senso che, laddove lo Stato membro decida di non applicare al settore pubblico la conversione del rapporto di lavoro (riconosciuta nel settore privato), questi sia tenuto comunque a garantire al lavoratore la medesima utilità, eventualmente mediante un risarcimento del danno che abbia necessariamente ad oggetto il valore del posto di lavoro a tempo indeterminato" Appare fin troppo evidente la non effettività, dissuasività ed energicità del danno riconosciuto dalla Cassazione, per l'abuso di utilizzo dei contratti a termine nella Pa siciliana, bene evidenziato dal giudice di Trapani con grande meticolosità. Nell'Ordinanza del 26 ottobre 2016 del giudice di Foggia, invece, si evidenzia la violazione costituzionale dell'art. 3 della Costituzione e il principio di uguaglianza e non discriminazione, sia rispetto ai lavoratori privati cui si applica la sanzione della costituzione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro precario, rispetto ai dipendenti pubblici delle fondazioni lirico sinfoniche (sentenza Corte costituzionale 11 dicembre 2015 n. 260), che hanno avuto riconosciuto il diritto alla stabilizzazione del rapporto di lavoro precario, a seguito della pronuncia della stessa Corte. Secondo il giudice di Foggia, risulterebbe violato in modo particolare l'art. 117, comma 1, della Costituzione, relativo agli obblighi derivanti dai vincoli comunitari, alla Direttiva n. 70/1999/CE, l'art. 4, comma 3, del TFUE, perché lo Stato italiano aveva già rappresentato nella causa Affatato C-3/10 alla Corte di Giustizia (osservazioni scritte del Governo italiano - Avvocatura generale dello Stato al punto 60) che l'art. 5 comma 4 bis, del Decreto Legislativo 6 settembre 2001 n. 368, cioè la costituzione a tempo indeterminato, nel caso di abuso, del rapporto di lavoro precario, veniva integralmente applicato anche a tutto il pubblico impiego. Pertanto, rileva il giudice foggiano, la stessa Corte di giustizia nell'Ordinanza Affatato del 1 ottobre 2010, aveva attestato l'adeguatezza della misura sanzionacoria interna dello Stato italiano, relativa alla costituzione a tempo indeterminato, in caso di abuso.
PAROLA D'ORDINE: ADEGUARSI
Quindi tutti i tribunali italiani si stanno uniformando (e non potrebbero fare diversamente) alle pronunce delle corti superiori; negli ultimi mesi è lievitato il numero di sentenze emesse che danno ragione ai dipendenti precari abusati. Anche la giurisprudenza siciliana dovrà per forza di cose uniformarsi all'orientamento appena descritto, recependo in toro quelle disposizioni che stanno incidendo sull'intera giurisprudenza nazionale. Si auspica inoltre, sempre da parte dei giudici siciliani, un segnale forte ed unanime contro questo tipo di attività che lo Stato italiano e la Regione Siciliana hanno posto in essere illegittimamente, visto che sono stati parecchi i dipendenti precari siciliani abusati che si sono dovuti rivolgere e si stanno rivolgendo al giudice di Roma, competente per le cause contro lo Stato italiano. Inoltre, i dipendenti precari siciliani, si sono dovuti rivolgere al giudice anche per raggiungere l'obiettivo del rispetto del lavoro e della persona più in generale, gettando le basi per un legittimo riconoscimento dei sacrifìci che ogni giorno sono costretti a compiere, lottando quotidianamente con una parte contrattuale, lo Stato, fino ad oggi troppo forte, che neanche ne riconosce la competenza e professionalità.Tutti precari che per più di 36mesi hanno prestato servizio hanno il diritto, alla costituzione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro precario e a vedersi risarcito il danno morale, oltre a quello economico che gli stessi hanno subito nello svolgimento del rapporto di lavoro precario di quasi 30 anni. Alla luce di quanto sta avvenendo l'invito che possiamo fare al Legislatore regionale, prima di quello nazionale, è quello di affrontare immediatamente, con una norma strutturale e definitiva il fenomeno del precariato pubblico siciliano. Evitare il perpetuarsi dell'abuso di Stato, con conseguenze che per il bilancio della Regione potrebbero avere effetti finanziari disastrosi e sicuramente maggiori di quelli di una stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario di quasi 30 anni, ad invarianza di spesa e nel ruolo unico ad esaurimento, utilizzando in modo ordinario le risorse previste dalla stessa nel triennio 2014-2016.
Gaetano Aiello
Tutti i precari della Pubblica Amministrazione, che per più di 36 mesi hanno prestato servizio presso la Pubblica Amministrazione siciliana, hanno quindi oggi diritto alla costituzione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro e a vedersi risarcito il danno
I lavoratori del pubblico impiego che hanno subito un contratto a tempo determinato illegittimo hanno diritto a un risarcimento "automatico
11 novembre 2016. Centonove
Fonte: http://forestaliantincendiosicilia.blogspot.it/2016/11/sentenze-precari-siciliani-stop-un.html?spref=fb&m=1
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