I dipendenti precari siciliani quindi non sono più oggetto di misure di natura assistenziale, previdenziale o di workfare e non possono neanche rientrare nei programmi di formazione professionale, finanziati da contributi pubblici e oggetto di disciplina della clausola n 2 della Direttiva europea n 1999 /70/CE.
Per quanto riguarda, la grande battaglia di civiltà dei dipendenti precari siciliani, che hanno attivato le tutele effettive contro gli abusi subiti da quasi 30 anni di precariato da parte dello Stato italiano, segnalo le Osservazioni della Commissione europea nella Causa C-331/17.
Nelle Osservazioni scritte della Commissione, i punti interessanti per i dipendenti precari siciliani, sono quelli che vanno dal 47 al 51.
A tal proposito la Commissione chiama in causa la clausola n 4 della Direttiva europea (principio di non discriminazione) e individua i dipendenti precari beneficiari della tutela forte, quale la "riqualificazione del rapporto di lavoro precario abusato e il risarcimento del danno", come lavoratori comparabili a tempo indeterminato, per i quali è possibile invocare la disapplicazione diretta delle norme nazionali e /o regionali, ostative alla tutela prevista dall'Accordo quadro di cui alla Direttiva europea.
E se dovessimo applicare questo principio, enunciato nelle Osservazioni scritte della Commissione europea (e quindi anche dal Governo italiano), per tutti i dipendenti precari italiani compresi quelli siciliani, che non rientrano nella stabilizzazione del Decreto Madia (Decreto Legislativo 25 maggio 2017 n 75)?
E se i lavoratori comparabili per il settore pubblico, fossero i dipendenti precari che verranno stabilizzati "ope legis" dall'art 20 comma 1 del Decreto Legislativo 25 maggio 2017 n 75?
In questo caso, in applicazione della clausola n 4 della Direttiva europea, sarebbe possibile disapplicando le norme ostative dello Stato membro (leggi nazionali e /o regionali) riqualificare i rapporti di lavoro di tutti i dipendenti precari siciliani che sono stati selezionati, tramite procedure concorsuali e/o di legge ed hanno superato 36 mesi di servizio anche non continuativi, così come avverrà per i dipendenti precari siciliani "comparabili" che rientrano nella stabilizzazione di cui all'art 20 comma 1 del Decreto Legislativo 25 maggio 2017 n 75.
È questa una "soluzione elegante" della Commissione europea, che risolve definitivamente il fenomeno del precariato pubblico siciliano, attraverso l'applicazione della sanzione effettiva per l'abuso dei contratti a termine nella Pa siciliana.
In Sicilia questa soluzione, a mio avviso, sarebbe auspicabile per il Governo della Regione, soprattutto alla luce della legislazione siciliana vigente, che dal 2004 ha disapplicato, con l'art 77 comma 2 della Legge Regionale 28 dicembre 2004 n 17, la Direttiva europea ai contratti a termine nella Pa siciliana.
Inoltre, la legislazione regionale abusiva illegittima e difforme alla Direttiva europea, oggi è pure soggetta al vaglio di costituzionalità, dopo l'Ordinanza del 7 giugno 2017 del giudice del lavoro del Tribunale di Termini Imerese.
In definitiva adesso che il nuovo Governo regionale si è appena insediato, vediamo cosa ne pensa della questione il neo Assessore alla Funzione pubblica e alle Autonomie Locali e se è suo intendimento affrontare in modo organico e strutturale il fenomeno del precariato pubblico siciliano.
Dott. Gaetano Aiello
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