Il ministro: dobbiamo intervenire prima della legge di Stabilità. A breve l'avvio del negoziato con i sindacati di Barbara Corrao
ROMA - «Stiamo lavorando ad un pacchetto di norme sul lavoro pubblico che sono norme di manutenzione ordinaria e straordinaria del sistema della Pa, con particolare riferimento ai precari e ai vincitori di concorso. Su questo stiamo concentrando la nostra attenzione in questi giorni». Il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D'Alia, torna sul tema del lavoro pubblico. In ballo ci sono circa 115 mila dipendenti, di cui 86.122 a tempo determinato, concentrati soprattutto negli enti locali. Operazione non facile in un momento come questo, con l’acuirsi della tensione politica dopo la sentenza Berlusconi. Lo stesso decreto del Fare, che introduce molte norme di semplificazione amministrativa, è appeso a un filo al Senato e ha risentito del clima generale. Venerdì, nonostante la seduta notturna, non si è riusciti a raggiungere l’approvazione definitiva in commissione e rimane ancora aperta la questione controversa del tetto agli stipendi dei manager pubblici. Tutto si sposta dunque a lunedì mattina nel tentativo, difficile, di mantenere l’appuntamento con l’aula nel pomeriggio.
NORME CERTE
«Sui precari la nostra intenzione è di intervenire prima della legge di stabilità sapendo che non ci sono risorse aggiuntive nè che possiamo fare procedure di stabilizzazione indiscriminate, ma sempre selettive dando uno sbocco e un percorso virtuoso che punti a chiudere la vicenda nel minor tempo possibile» spiega il ministro che nei giorni scorsi ha dovuto affrontare le proteste del Pdl. L’ex ministro Gelmini, il presidente della commissione Finanze Capezzone e il capogruppo nonché ex ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, hanno attaccato il progetto a cui sta lavorando D’Alia: «Lascia presagire un’immensa sanatoria nella Pubblica amministrazione della quale non si sente proprio il bisogno», è stato il motivo dominante delle contestazioni. Di parere opposto, invece, i sindacati della Funzione pubblica che, dopo l’estensione del blocco delle retribuzioni anche al 2014, spingono per ottenere una maggiore apertura sul versante della regolarizzazione dei precari. Come? Con l’ampliamento della quota di riserva del 50% già prevista in caso di nuovi concorsi per chi ha maturato almeno tre anni di contratti a termine negli ultimi cinque.
D’Alia dovrà tenersi in equilibrio tra queste esigenze contrapposte. «É chiaro - aggiunge infatti il ministro interpellato dall’AdnKronos - che noi dobbiamo intervenire anche per evitare che si verifichino nuovi fenomeni di precariato e quindi intervenire per sanzionare quegli amministratori che fanno contratti che alimentano le sacche di precariato senza che rispondano di tasca propria. È chiaro che già dalle prossime settimane apriremo un confronto con i sindacati per avviare una stagione di dialogo e trattativa, anche se per il 2014 limitata alla parte giuridica e normativa». Il che significa guardare a settembre.
TEMPI STRETTI
D'Alia non perde dunque le speranze, nonostante la situazione politica sempre più difficile, di completare il lavoro annunciato sulla Pubblica amministrazione. Il decreto sui precari ne è sicuramente una parte fondamentale in attuazione al lavoro già avviato dal governo Monti che aveva stabilito una prima proroga fino al 31 luglio, proprio per consentire al nuovo governo di trovare una soluzione definitiva al problema. Il governo Letta ha raccolto l’eredità e con il decreto che ha sospeso la prima rata Imu, ha ulteriormente prorogato fino al 31 dicembre la scadenza. Tuttavia, i tempi sono stretti perché occorre poi mettere in moto il meccanismo della stabilizzazione in tutte le amministrazioni pubbliche in modo di arrivare prima della scadenza di fine anno. Ecco perché D’Alia insiste nel tenere viva l’attenzione ed affrontare l’argomento prima della legge di Stabilità. Sempre che il governo regga all’urto della sentenza Mediaset.
NORME CERTE
«Sui precari la nostra intenzione è di intervenire prima della legge di stabilità sapendo che non ci sono risorse aggiuntive nè che possiamo fare procedure di stabilizzazione indiscriminate, ma sempre selettive dando uno sbocco e un percorso virtuoso che punti a chiudere la vicenda nel minor tempo possibile» spiega il ministro che nei giorni scorsi ha dovuto affrontare le proteste del Pdl. L’ex ministro Gelmini, il presidente della commissione Finanze Capezzone e il capogruppo nonché ex ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, hanno attaccato il progetto a cui sta lavorando D’Alia: «Lascia presagire un’immensa sanatoria nella Pubblica amministrazione della quale non si sente proprio il bisogno», è stato il motivo dominante delle contestazioni. Di parere opposto, invece, i sindacati della Funzione pubblica che, dopo l’estensione del blocco delle retribuzioni anche al 2014, spingono per ottenere una maggiore apertura sul versante della regolarizzazione dei precari. Come? Con l’ampliamento della quota di riserva del 50% già prevista in caso di nuovi concorsi per chi ha maturato almeno tre anni di contratti a termine negli ultimi cinque.
D’Alia dovrà tenersi in equilibrio tra queste esigenze contrapposte. «É chiaro - aggiunge infatti il ministro interpellato dall’AdnKronos - che noi dobbiamo intervenire anche per evitare che si verifichino nuovi fenomeni di precariato e quindi intervenire per sanzionare quegli amministratori che fanno contratti che alimentano le sacche di precariato senza che rispondano di tasca propria. È chiaro che già dalle prossime settimane apriremo un confronto con i sindacati per avviare una stagione di dialogo e trattativa, anche se per il 2014 limitata alla parte giuridica e normativa». Il che significa guardare a settembre.
TEMPI STRETTI
D'Alia non perde dunque le speranze, nonostante la situazione politica sempre più difficile, di completare il lavoro annunciato sulla Pubblica amministrazione. Il decreto sui precari ne è sicuramente una parte fondamentale in attuazione al lavoro già avviato dal governo Monti che aveva stabilito una prima proroga fino al 31 luglio, proprio per consentire al nuovo governo di trovare una soluzione definitiva al problema. Il governo Letta ha raccolto l’eredità e con il decreto che ha sospeso la prima rata Imu, ha ulteriormente prorogato fino al 31 dicembre la scadenza. Tuttavia, i tempi sono stretti perché occorre poi mettere in moto il meccanismo della stabilizzazione in tutte le amministrazioni pubbliche in modo di arrivare prima della scadenza di fine anno. Ecco perché D’Alia insiste nel tenere viva l’attenzione ed affrontare l’argomento prima della legge di Stabilità. Sempre che il governo regga all’urto della sentenza Mediaset.
Domenica 04 Agosto 2013 - 14:01
Ultimo aggiornamento: 14:23
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