Le passività precarie e le
solite proroghe che servono per non risolvere il problema del
precariato della Regione Siciliana.
In Sicilia, per il Governo regionale del Presidente Crocetta,
prevedere un percorso sulle possibili soluzioni per i precari
storici, rilevata la passività precaria di oltre 24 mila
lavoratori, partendo sempre dalla solita proroga, significa
continuare a perpetrare ancora l’abuso di Stato sui cittadini
lavoratori, in spregio alla disciplina comunitaria in materia di
contratti a termine nell’Unione Europea, Italia e Sicilia comprese.
Qualsiasi possibile soluzione deve necessariamente partire dalla
semplice constatazione che negli Enti Locali e negli Enti Pubblici
ricadenti sul territorio della Regione Siciliana il limite massimo
dei 36 mesi dei contratti a tempo determinato, previsto dalla
disciplina comunitaria (in Italia attuata dal Decreto
Legislativo 6 settembre 2001 n.368),
è stato abbondantemente superato per oltre 4 volte, per cui parliamo
di contratti a tempo indeterminato, in quanto non attivati per motivi
eccezionali o straordinari, ma per motivi ordinari e permanenti a
copertura di posti vacanti nelle dotazioni organiche degli Enti.
Prevedere una proroga di tre anni, nell’attesa di trovare una
soluzione con un concorsone unico regionale, significa
fuorviare il problema per posticipare di affrontarlo oggi in maniera
seria e responsabile. Si tratta quindi della stessa medicina
propinata due anni fa dal Governo Lombardo, che prevedeva
all’articolo 7 comma 1 della Legge Regionale 29 dicembre 2010 n.
24, la proroga di 2 anni nelle more della stabilizzazione dei
rapporti di lavoro precario. Stabilizzazione puntualmente non
realizzata dagli Enti.
A tal fine, considerando che l’articolo 77, comma 2 della Legge
Regionale 28 dicembre 2004 n. 17, è incostituzionale, in quanto in
palese contrasto con la clausola 5 della
Direttiva comunitaria 1999/70/CE in
materia di contratto a termine (ovviamente il semplice motivo che il
Commissario dello Stato di allora non lo ha impugnato davanti alla
Corte Costituzionale non significa nulla, stante che la Regione
Siciliana, in materia di contratti a termine è soggetta alla
disciplina comunitaria e statale) la trasformazione dei contratti da
tempo determinato a tempo indeterminato, in applicazione della
sanzione prevista in caso di abuso per continue reiterazioni di
contratti a termine, non troverebbe alcun ostacolo legislativo.
A tal proposito si possono fare due considerazioni:
1. evidenziando che qualora qualsiasi Ente abbia utilizzato
rapporti di lavoro a tempo determinato oltre il limite massimo dei 36
mesi consentito dalla Legge, il divieto di costituzione di un
rapporto a tempo indeterminato ( vedi articolo 36 del Decreto
Legislativo 30 marzo 2001 n. 165, che disciplina i rapporti di lavoro
flessibile nella P. A.) non troverebbe applicazione perché
nella fattispecie concreta non vi sarebbe alcuna violazione di
disposizioni imperative riguardanti l’assunzione dei lavoratori.
Il limite dei 36 mesi, non riguarderebbe l’assunzione ed i vizi
propri del contratto di lavoro, dato che la sanzione per il suo
superamento, cioè la costituzione automatica di un rapporto di
lavoro a tempo indeterminato, sarebbe esterna al contratto di
assunzione, di per sé legittimo, ed avrebbe lo scopo di prevenire e
reprimere l’abusiva reiterazione delle assunzioni a tempo
determinato. In ultima analisi, per evitare ( come
invece tentano di fare coloro che propongono la proroga triennale
nell’attesa della presunta soluzione concorsuale)
il precariato a vita dei lavoratori precari del Pubblico Impiego, il
Legislatore europeo, saggiamente, avrebbe previsto un arco temporale
superato il quale il rapporto si considera a tempo indeterminato,
indipendentemente dalla legittimità o meno del termine apposto al
contratto stesso;
2. le norme interne dell’Italia, in qualità di Stato
membro dell’Unione Europea, del Decreto Legislativo 6 settembre
2001 n. 368 e l’articolo 36 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001
n. 165, che legittimano i contratti a termine nel Pubblico Impiego,
in presenza di occasioni di lavoro palesemente stabili ( come nel
caso dei precari degli Enti Locali e degli Enti Pubblici della
Regione che hanno occupato in maniera permanente dei posti vuoti
nelle dotazioni organiche e che non hanno certamente la
caratteristica della temporaneità e dell’eccezionalità della
copertura di tali posti vacanti), pongono i lavoratori
precari in una situazione, per quanto concerne il rapporto di lavoro,
ingiustificatamente peggiore di quella in cui sono posti i dipendenti
con contratto a tempo indeterminato. Il tutto in violazione
del principio di non discriminazione, previsto dalla Legislazione
comunitaria vigente in materia.
In materia di precariato nel pubblico impiego mi permetto di fare
le seguenti osservazioni:
1. Il Governo nazionale del 2006 e mi riferisco al Governo
Prodi, guidato da un uomo di centrosinistra, con due Leggi
Finanziarie del 2007 e del 2008, aveva intrapreso la via maestra per
ridurre negli anni il fenomeno del precariato pubblico, attraverso la
stabilizzazione dei precari con un rapporto di lavoro a tempo
determinato di almeno tre anni nella P. A. La Regione
Siciliana, alla luce della suddetta normativa statale favorevole per
la stabilizzazione dei precari siciliani, stranamente, non è
intervenuta con propria Legislazione in materia per poter avviare il
processo di stabilizzazione dei lavoratori precari siciliani. Cosa ci
fa pensare che oggi la Regione intervenga seriamente, se il Governo
Regionale in carica non ha ancora uno straccio di proposta propria
per affrontare seriamente il problema, ma va a ruota del Governo
nazionale che in materia di precariato della P. A., continua a
collezionare procedure di infrazione per abuso di contratti a termine
davanti alla Corte di Giustizia Europea?
2. Lo Stato potrebbe intervenire oggi, alla luce della
disciplina europea in materia, riproponendo una Legge Prodi bis,
oppure sanare una situazione di continui abusi ai danni dei
lavoratori precari, consistenti nel reiterare nel tempo, ormai da
oltre 13 anni i contratti a termine. Basterebbe definire meglio
la stabilizzazione del rapporto di lavoro precario e non
considerarla come una nuova assunzione, alla luce del rispetto dei
vincoli di bilancio, se realizzata ad invarianza dei saldi di finanza
pubblica ( vedi in materia l’articolo 13 comma 1 della stessa
Legge Regionale 29 dicembre 2010 n. 24).
Affrontare oggi, in maniera emergenziale con le solite
proroghe il problema precariato in Sicilia, significa non tenere
conto del continuo abuso di Stato nei confronti di dipendenti che
lavorano al suo servizio in condizione di precarietà da oltre 13
anni, occupando in maniera permanente i posti vacanti nelle
dotazioni organiche degli Enti. Mi piacerebbe capire quando sono
state impugnate norme in materia di precariato, se è dal Dopoguerra
che in Sicilia si entra nella P. A. con concorsi sanatoria, a dir
poco discutibili o con stabilizzazioni di massa?
Le proposte del Vice Presidente dell’ARS Venturino, dell’On.
Gianni e dell’On. Cimino, firmatari dei disegni di legge sul
precariato, mirano a riconoscere la professionalità acquisita dai
lavoratori precari in tanti anni di precariato prevedendo, in base
alla Legislazione comunitaria vigente in materia di contratto a
termine, il rapporto di lavoro che supera il limite dei 36 mesi, deve
essere considerato a tempo indeterminato.
Nel Disegno di Legge n. 742 presentato, la novità
qualificante è rappresentata dal ruolo unico ad esaurimento,
rivolto ai precari che da oltre 13 anni lavorano nella P. A. e che
contempla meccanismi di stabilizzazione negli Enti, attraverso
l’individuazione dei posti in dotazione organica. Nel caso in cui i
posti in previsione nelle dotazioni organiche siano già completi, si
prevede la creazione di un ruolo sopranumerario che consenta a tali
lavoratori di continuare il rapporto di lavoro con gli Enti,
attraverso la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo
determinato a tempo indeterminato, favorendo la valorizzazione
dell’esperienza professionale acquisita con un rapporto di lavoro
continuativamente ininterrotto e che ha abbondantemente superato,
malgrado l’articolo 77 comma 2 della Legge Regionale 28 dicembre
2004 n. 17 ( questo sicuramente incostituzionale, in quanto non
può superare né la Direttiva 1999/70/CE, né l’articolo 5 comma 4
bis del Decreto Legislativo 6 settembre 2001 n. 368 , come già
riconosciuto dalla Regione Siciliana stessa con l’approvazione
dell’articolo 5 comma 2 della Legge Regionale 29 dicembre 2010 n.
24), il limite massimo dei 36 mesi previsto dalla
Legislazione italiana, in applicazione della Legislazione comunitaria
vigente in materia. Naturalmente, sia il ruolo unico ad
esaurimento che il ruolo sopranumerario, non
devono comportare aggravi di finanza pubblica, in quanto la
stabilizzazione del rapporto di lavoro precario dovrà avvenire
necessariamente ad invarianza dei saldi di finanza pubblica. In
materia , invece, il Disegno di Legge n. 741, mira ad estendere la
Legislazione regionale e statale, prevista dei lavoratori precari
anche ai lavoratori socialmente utili o ASU.
A tal fine, se vogliamo ragionare sulle possibili soluzioni,
non dobbiamo parlare di proroghe nell’attesa di….ma rimboccarci
le maniche oggi a tutti i livelli. Occorre che l’Assemblea
Regionale, il Governo della Regione con il coinvolgimento dello
Stato, le Rappresentanze Sindacali liberi dal dualismo sindacale che
li ha sempre contraddistinti in materia di precariato pubblico,
persone di buona volontà e giudici che accertino anche la
persistente violazione del buon senso istituzionale dello Stato, che
in tanti anni non è riuscito a trovare soluzioni, ma ha continuato,
invece, ad alimentare precarietà spacciandola per flessibilità,
pongano fine a questo calvario istituzionale di Stato
anche per un senso di civiltà.
Le proposte e le soluzioni individuate nel DDL n. 741 e nel DDL n.
742, sono al vaglio delle istituzioni parlamentari e non sono le
sole possibili, a condizione che tutte le proposte partano dalla
semplice constatazione dell’applicazione del diritto comunitario
vigente in materia.
Pertanto le proposte di soluzioni presentate hanno anche l’obiettivo
di superare l’articolo 30 della Legge Regionale 28 gennaio 2014 n.
5, il quale non rappresenta una soluzione al problema , bensì un
ulteriore posticipo, per via dell’ennesima proroga dei contratti a
tempo determinato.
I due DDL, cercano di affrontare la questione del precariato degli
Enti Locali e degli Enti Pubblici della Regione, senza avere la
presunzione di avere la bacchetta magica ( che invece sembrano
avere sempre gli altri!!) ma con senso di responsabilità e con
la giusta misura. La proposta parte dal riconoscere che i precari
dopo tanti anni di precariato al servizio degli Enti hanno occupato
dei ruoli chiave nella loro macchina amministrativa, per cui sono
stati utilizzati da quest’ultimi come manodopera a
basso costo (tanto paga la Regione!!). Gli Enti non
li hanno mai voluti stabilizzare seriamente,
appigliandosi quasi sempre a cavilli legislativi di comodo, voluti
anche dalla caotica Legislazione regionale in materia, perseguita
dai Governi regionali che da più di vent’anni ad oggi si sono
succeduti.
La problematica, infine, per la sua naturale
complessità, va affrontata senza raggiri, non in modo
demagogico con le solite e reiterate proroghe dei contratti a
termine, tante care a certa politica regionale, che mettendo polvere
sotto il tappeto, cerca di attribuire le colpe del fenomeno
precariato in Sicilia solo ai precari che sono tanti, dimenticandosi
presto che i lavoratori sono solo vittime di un sistema politico
marcio che li ha usati e che vorrebbe continuare ad usarli. Oggi
il Governo regionale e l’Assemblea Regionale, hanno l’occasione
di voltare pagina per affrontare seriamente il problema e ricercare
le possibili soluzioni, senza fare macelleria sociale, ma
prescindendo dalle solite proroghe dei contratti a
termine, attraverso una programmazione triennale della
stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario.
Dott. Gaetano Aiello
Condividi questa notizia per diffonderla ai tuoi colleghi precari! Se vuoi seguire questa ed altre notizie simili metti "MI PIACE" nella pagina Facebook di Basta Precari. Puoi condividere e diffondere a più visitatori la notizia utilizzando "condividi" ai social network di BastaPrecari su: Facebook, Twitter, Google+ e Youtube. Per inserire un commento a questa notizia fai clic qui sotto su "Inserisci un commento". Per comunicati, notizie o per diventare autore del blog scrivere a: bastaprecaricomune@gmail.com.
Nessun commento:
Posta un commento
Qui puoi inserire commenti, inserendo una tua Gmail (contro l'anonimato e se non ce l'hai bastano 5 min. per crearla andando su Google) e alla fine Nome e Cognome, per notizie utili, proposte, avvisi di azioni da intraprendere, e tutto ciò che può essere utile alla nostra lotta al precariato!
Per evitare la censura del commento stesso, per mantenere un livello civile e trasparente della conversazione, evitare i commenti senza l'eventuale fonte web e/o documentale o che contengono, il turpiloquio, offese, violazioni della privacy, off topic, istigazioni alla violenza o al razzismo, minacce ecc.; Evitare infine in questo blog SCHIERATO A FAVORE DEI PRECARI, commenti pubblicitari diretti o indiretti fini e se stessi ad aziende private e/o pubbliche, a partiti politici e sigle sindacali.
Per qualsiasi problema per l'invio dei commenti o per inserire delle news, per diventare anche tu autore del blog e quant'altro scrivere a: bastaprecaricomune@gmail.com