Preg.me
Amministrazioni pubbliche che da oltre 25 anni usufruite di
dipendenti pubblici precari, personale a basso costo e con ingenti
potenzialità professionali, per assolvere a compiti istituzionali e
per nulla temporanei e/o eccezionali, ho pensato di scrivere questa
Lettera aperta, per aprire un dibattito serio e non strumentale sul
fenomeno del precariato pubblico siciliano e ricercare quelle
soluzioni eccezionali che si addicono ad un fenomeno eccezionale di
questo particolare momento storico di profonda crisi economica della
nostra tanto cara Sicilia. Credo fermamente che dal confronto e dal
dialogo istituzionale a tutti i livelli di Governo, possano scaturire
quelle soluzioni che tengano conto, a trecentosessanta gradi di tutti
gli interessi coinvolti in questa triste vicenda sociale, tutta
siciliana, che ha segnato irrimediabilmente da più di cinquanta anni
– se consideriamo tutte le Leggi che la Regione Siciliana ha fatto
per la stabilizzazione del personale precario a partire dai primi
anni sessanta - tutte le Pubbliche Amministrazioni e la nostra
bellissima Regione.
Lettera
aperta
a
difesa dei precari e degli amministratori degli Enti Locali ed
Istituzionali della Regione Siciliana per la violazione della
Legislazione comunitaria vigente in materia di lavoro a tempo
determinato negli Stati membri dell’Unione Europea.
Gent.mo
Sindaco/ Direttore Generale
come
Lei
ben sa, il numero dei dipendenti pubblici precari negli Enti Locali
ed istituzionali della Regione Siciliana, nel suo Comune/Ente che Lei
dirige ha raggiunto alti livelli di insostenibilità, rappresentando
ad oggi una vera e propria piaga sociale.
La
Sua
Amministrazione,
per limiti legati e imposti da normative di Legge, negli anni emanate
dal Legislatore nazionale e regionale e in
evidente difformità
con la disciplina comunitaria che regolamenta il lavoro a tempo
determinato negli Stati membri, rappresentata dalla Direttiva
comunitaria n. 70/1999/CE del 28 giugno 1999
dell’Unione Europea, continua
ad abusare dei contratti a termine, alimentando il fenomeno del
precariato pubblico e i ricorsi alla Magistratura del lavoro da
parte
dei dipendenti precari siciliani.
Il
nostro Paese
è stato già oggetto nel 2010, dell’avvio da parte della
Commissione
europea
della procedura di
infrazione n. 2010/2124,
culminata il 21
novembre 2013
con l’emanazione da parte della prefata Istituzione
comunitaria di un parere
motivato,
a cui lo Stato italiano ha dovuto dar seguito e per la quale
sarà inevitabile il ricorso da parte della stessa alla Corte
di Giustizia per inadempimento.
Per
il
26
novembre 2014
è
attesa
la
storica
sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Cause
riunite C-22/13, C-61/13, C-62/13, C-63/13 e Causa C-418/13) che
metterà in ginocchio la Legislazione italiana, esponendo le nostre
Pubbliche Amministrazioni, gli Enti Locali ed Istituzionali e la
stessa Regione Siciliana, a piogge di risarcimento danni e/o
conversione dei contratti a termine per tutti coloro che abusati, si
sono già rivolti e/o si rivolgeranno presto alla Magistratura del
lavoro, magari alla prossima scadenza contrattuale senza rinnovo.
Nel
procedimento
pendente
presso la Corte di Giustizia tutte
le parti
intervenute nell’udienza
del 27 marzo
scorso, dall’Avvocatura
del libero foro,
alla Commissione
europea,
all’Avvocato
generale della Corte di Giustizia Marcej Szpunar
hanno certificato l’incompatibilità
della Legislazione italiana con la Direttiva comunitaria
n.70/1999/CE;
senza contare che anche il Tribunale
di Napoli (Giudice P. Coppola)
e la Corte
Costituzionale
avevano dubitato della compatibilità
della normativa italiana con il diritto dell’Unione a tal punto da
rimettere gli atti delle cause, in via incidentale, alla Corte
di Giustizia.
Sono
moltissimi i pronunciamenti positivi per i precari da parte di
Tribunali, Corti d’Appello
e Corte
di Cassazione nella Relazione n. 190 del 24 ottobre 2012 del
Massimario;
pertanto esempi eclatanti sono le sentenze recentissime del
Tribunale di Trani, della Corte d’Appello dell’Aquila e della
Corte
di Cassazione con la sentenza risarcitoria n. 26951 del 2 dicembre
2013.
Sono
molte le cause che oggi vedono con costante
giurisprudenza soccombere la Pubblica Amministrazione
relativamente al riconoscimento degli scatti di anzianità al
personale precario, in quanto vi è già una sentenza
della Corte di Giustizia del 18 ottobre 2012 (Cause riunite da C
302/11 a C 305/11)
che ha sancito il principio
di “non discriminazione”
anche sulla progressione di carriera.
.
Pertanto
Le chiedo un atto
di rispetto dell’Istituzione comunitaria,
dalla quale promana la disciplina
del lavoro a tempo determinato nel pubblico impiego negli Stati
membri dell’Unione Europea,
nel rispetto così come fatto da tante altre Amministrazioni della
nostra Regione e quindi di avviare procedure
di conciliazione che riconoscano la
trasformazione
a tempo indeterminato dei contratti a tempo determinato che hanno
superato abbondantemente il limite legale di 36 mesi,
che
vadano a sanare l’attuale grave situazione, al fine di evitare che
piogge di risarcimento danni producano danni erariali insanabili che
sarebbero oggetto di rivalsa da parte della Corte dei Conti,
in virtù dell’entrata in vigore nel nostro Ordinamento dal 2013
degli articoli
42 e 43 della Legge
24 dicembre 2012 n. 234.
Infatti,
dall’entrata in vigore della Legge
comunitaria per il 2013,
è stato introdotto nell’Ordinamento il diritto
di rivalsa
dello
Stato nei confronti di Regioni e di altri Enti Pubblici responsabili
di violazioni del diritto dell’Unione Europea.
L’attivazione
di procedure
di conciliazione
in questa fase storica della nostra Regione, in cui sono previste
assunzioni,
consentirebbe:
1)
la non attivazione di procedure concorsuali, con notevoli risparmi
per la spesa pubblica, secondo il principio di invarianza dei saldi
di finanza pubblica;
2)
di evitare che l’Amministrazione paghi consistenti risarcimenti
danni, a seguito dei probabili contenziosi che si aprirebbero alla
scadenza dei contratti a tempo determinato senza eventuale proroga
e/o rinnovo;
3)
La risoluzione del fenomeno del precariato degli Enti Locali ed
Istituzionali della Regione Siciliana;
Purtroppo
la Legge
Regionale 28 gennaio 2014 n. 5,
all’articolo
30
ha sancito l’abrogazione della Legislazione regionale di
finanziamento e sui dipendenti pubblici precari degli Enti Locali ed
Istituzionali della Regione Siciliana non risolve e non potrà mai
risolvere il problema del contenzioso giudiziario in essere e
generatosi in questi anni.
Tale
contenzioso, a seguito degli interventi che il Governo Renzi è
stato costretto a mettere in campo, dopo gli ultimi interventi della
Corte di Giustizia dell’Unione Europea per i precari della Scuola
avrà sicuramente un’impennata esponenziale, a solo danno delle
Amministrazioni Pubbliche siciliane che da quasi 15 anni abusano
costantemente dei propri dipendenti pubblici precari per coprire dei
vuoti nelle proprie dotazioni organiche in maniera permanente ed
effettiva, eludendo perciò la regola per il ricorso a forme
flessibili di rapporti di lavoro ai sensi della Legislazione vigente
in materia.
A
tal proposito, La informo che la discussione sulle proposte di legge
presentate in Assemblea Regionale Siciliana, non è ancora neanche
entrata nel merito per l’assenza ingiustificata del Governo
regionale, che continua malgrado tutto quello che sta per scoppiare
a livello di contenzioso del lavoro per l’abuso reiterato nel tempo
dei contratti a tempo determinato, prorogati e/o rinnovati, in
contrasto con la Legislazione comunitaria vigente e che disciplina il
lavoro a tempo determinato in tutti gli Stati membri dell’Unione
Europea, Italia compresa.
Per
questo motivo Le
chiedo di intervenire prima
che siano i Tribunali ad imporre quanto statuito dall’articolo
36
del Decreto
Legislativo 30 marzo 2001 n. 165
e dall’articolo
5,
comma
4 bis
del Decreto
Legislativo 6 settembre 2001 n. 368,
che recepisce nell’Ordinamento la Direttiva
n. 70/1999/CE del 28 giugno 1998,
portando inevitabilmente l’Amministrazione e/o l’Ente al
default o comunque ad una situazione di dissesto economico
finanziario
Dott.
Gaetano Aiello
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