di Eleonora Fortunato - Nelle ultime settimane sono circolate sul web notizie esageratamente ottimistiche sull’effetto immediato che il pronunciamento della Corte di giustizia europea potrebbe avere sulla stabilizzazione delle migliaia di docenti precari con oltre 36 mesi di servizio.
Abbiamo chiesto all’Avvocato Walter Miceli, che patrocina le cause per Anief, di fare chiarezza sui punti più delicati e di spiegarci esattamente i passaggi che dovranno essere compiuti prima che un’eventuale sentenza favorevole possa tradursi nei tanto agognati contratti a tempo indeterminato.
Su due cose in particolare l’avvocato ha tenuto a essere chiaro: anche se la Corte di Giustizia Europea darà ragione ai precari, dovranno comunque essere i giudici del lavoro italiani, adeguandosi alla decisione comunitaria, a pronunciarsi per i risarcimenti o le stabilizzazioni. Auspicabile, poi, ma niente affatto scontato un intervento legislativo che sani la situazione per tutti i precari che si trovino nella stessa situazione dei ricorrenti. “A Lussemburgo si giocherà la partita finale tra due opposte visioni dell’Europa: quella in grado di difendere i diritti dei lavoratori o quella che, con il pretesto di una fantomatica emergenza finanziaria, decide per una temporanea sospensione del principio di legalità, con conseguente impossibilità di ottenere giustizia contro gli abusi commessi a danno dei precari”. Una partita che non è solo dei lavoratori della scuola, vuole dire Miceli, ma che interessa l’intera società civile.
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Avvocato, è ormai diffusa un’attesa quasi messianica su questo pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea. E’ ragionevole questa speranza secondo lei?
“Sì, ma occorre fare alcune precisazioni. La Corte di Giustizia ha il compito di compito di garantire l'osservanza del diritto nell'interpretazione e nell'applicazione dei trattati fondativi dell'Unione europea. La decisione che arriverà dalla Corte, dunque, consentirà di superare definitivamente il parere della Cassazione che, nel giugno 2012, aveva gelato le speranze dei ricorrenti negando ogni tutela contro gli abusi del contratto a tempo determinato. Se questo pronunciamento sarà favorevole ai ricorrenti, allora le migliaia di processi fermati dalla Cassazione potranno riprendere il loro iter con pieno accoglimento delle richieste dei lavoratori della scuola”.
La sentenza non avrà, dunque, un effetto immediato sulla stabilizzazione dei precari, ma servirà a rimettere in moto il lavoro dei giudici italiani, giusto?
“Esatto. La Corte di giustizia europea non risolverà direttamente i nostri contenziosi, ma vincolerà i giudici italiani a dare una certa interpretazione del diritto, interpretazione che nessun Tribunale potrà disattendere. Tengo a richiamare l’attenzione sul fatto che è solo per il merito di magistrati coraggiosi come il giudice Paolo Coppola di Napoli se la vicenda dei lavoratori precari della scuola è arrivata alla Corte di Giustizia e non si è arenata, visto che la Cassazione aveva intimato ai giudici italiani di non sollevare il caso davanti alla magistratura europea”.
Nell’ipotesi di un parere favorevole ai lavoratori della scuola italiani, a beneficiarne saranno solo i ricorrenti oppure il diritto alla stabilizzazione diventerà automatico anche per chi non ha percorso le vie legali?
“Per ottenere la stabilizzazione sarà necessario richiedere una tutela giudiziaria, non ci sarà nessun automatismo”.
In altre parole sarà necessario passare da un tribunale…
“Esatto, anche se sarebbe auspicabile un intervento legislativo: solo in questo modo si sanerebbero tutte le situazioni in cui sono stati commessi abusi. Ma purtroppo un’azione del genere non è scontata, in passato non è accaduto spesso che il legislatore abbia recepito le indicazioni provenienti dall’Europa”.
I giudici italiani hanno la facoltà di ignorare le indicazioni che arrivano dalla Corte europea?
“No, l’interpretazione della Corte di Giustizia è vincolante. Se la decisione sarà favorevole ai ricorrenti, tuttavia, per i giudici italiani si profileranno due alternative: alcuni potranno optare per la trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato; altri invece, rifacendosi a una diversa corrente di pensiero, probabilmente affermeranno che la stabilizzazione è in contrasto col Decreto Sviluppo del 2011 (che vieta di estendere ai dipendenti del comparto scolastico le tutele previste per gli altri lavoratori) e così si pronunceranno piuttosto per cospicui risarcimenti”.
A quanto potranno ammontare questi risarcimenti?
“Si tratta di cifre ingenti: proprio di recente Anief ha ottenuto al Trapani un risarcimento di 200.000 euro. Certo è che allo Stato converrà di gran lunga accettare la stabilizzazione”.
Che tempi bisognerà attendere per arrivare alle prime stabilizzazioni o ai primi risarcimenti?
“La decisione della Corte di Giustizia è attesa tra luglio e settembre. A quel punto potranno rimettersi in moto le cause con i loro tempi tecnici, che in Italia variano dai pochi mesi a più di un anno nei tribunali più affollati. Per tirare le somme, direi che in Europa questa volta si gioca una partita cruciale per il diritto di tutti i cittadini, non solo dei lavoratori precari della scuola: si deciderà se le ragioni di un fantomatico dissesto finanziario in un determinato momento storico possono valere più dello stato di diritto”.
Fonte: http://www.orizzontescuola.it/news/stabilizzazione-precari-caso-sentenza-europea-favorevole-nessun-automatismo-dovr-passare-tutto-
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