di Francesco Lamiani
Un futuro buio dentro un tunnel in cui oggi non si vede la luce. La visione dei dipendenti della Provincia regionale di Catania, oggi riuniti in assemblea generale, su ciò che sarà il domani dell’ente intermedio, alle falde dell’Etna come nelle altre otto aree siciliane, è a tinte grigie. Così al termine della riunione è stato proclamato lo stato di agitazione.
L’abolizione delle Province e la legge di riordino che l’Ars è chiamata a votare allungano ombre che, secondo le interpretazioni di alcuni, si trasformano in sospetti. Un disegno che in Sicilia parte sotto i riflettori della trasmissione televisiva della Rai, ‘L’Arena’, quando il governatore Crocetta annuncia la legge sul riordino delle province che, secondo le Rsu che hanno proposto l’assemblea, “è il risultato di una frettolosa e improvvisata risposta al populismo mediatico”.
Secondo Sergio Giambertone, Rsu-Usb, Crocetta con quell’annuncio ha messo il carro davanti ai buoi: “La legge stessa (n.7 del 27 marzo 2013 ndr) è una norma programmatica che in sostanza dice abbiamo intenzione di abolire le Province entro il 31 dicembre, di vedere poi come fare, ma ad oggi non sappiamo come fare. Adesso, a quanto pare, stanno ricalcando il ddl Delrio”.
Su scala nazionale, la musica non cambia, e i dipendenti non ci stanno a far passare il concetto che l’eliminazione delle Province sia la panacea del risparmio della spesa pubblica. Gli enti in questione, infatti, costano allo Stato circa 1, 3 per cento dell’intera spesa.
“C’è una confusione pazzesca – commenta Antonio Aliotta del Comitato spontaneo – la politica a Roma come a Palermo non riesce a trovare delle soluzioni forse perché non ha le capacità. Quando si parla di togliere un ente intermedio senza parlare prima di funzioni, di chi le dovrà attuare. E poi perché togliere un ente intermedio per farne di più piccoli e più dispendiosi? Ho l’impressione che con questa riforma costituzionale la politica voglia mantenere quello che ha creato, ovvero tutti quegli enti inutili, le fondazioni, i consorzi, che comportano spese non controllate da nessuno. Noi siamo un ente pubblico con dignità costituzionale e siamo controllati dalla Corte dei Conti, è la democrazia che controlla attraverso il voto che premia o meno gli amministratori”.
Se da un lato c’è la legittima preoccupazione del mantenimento dell’attuale livello occupazionale dall’altro c’è la paura per uno “sperpero delle professionalità che si sono accumulate in questi anni nelle Province”.
“Secondo noi – aggiungono Aliotta e Giambirtone – se le scuole saranno affidate al singolo comune, questo con un il bilancio che si ritrova, non potrà permettersi il mantenimento. Pensate, ad esempio al Polivalente di San Giovanni la Punta che serve un bacino vastissimo”.
Durante la riunione, vengono anche elencate le opinioni della Corte dei Conti sull’istituzione delle Città metropolitane che ha paventato “la coesistenza di due enti di area vasta con compiti che in una certa misura comportano rischi di sovrapposizione”.
L’indignazione, poi, si trasforma in rabbia quando l’assemblea commenta il protocollo d’intesa firmato ieri da Cgil, Cisl e Uil dai ministri Delrio e D’Alia e dall’Anci sul riordino istituzionale.
“Oggi siamo qui per questo – dicono in assemblea – per decidere se proclamare lo stato d’agitazione pesando anche a delle manifestazioni che potremmo organizzare in orari extralavorativi”.
Se per i dipendenti il futuro è buio, per i 37 contrattisti (ex articolo 23) della Provincia di Catania è nerissimo: “In attesa dell’approvazione della legge di riordino, le Province non possono fare assunzioni e anche ciò che si ipotizza a livello regionale, con la proroga dei contratti, difficilmente può essere pensato per noi – commenta Emilia Messina (Usb) -. Siamo in attesa che qualcosa cambi, ma soprattutto confidiamo che questo problema venga sollevato dalle altre sigle sindacali perché in Sicilia, in queste condizioni, siamo in tanti”.
Oltre alla proclamazione dello stato d’agitazione, fra le proposte dell’assemblea anche la trasformazione dei Comitati spontanei, nati il alcune Province regionali, in veri e propri Movimenti in difesa della Costituzione che possano favorire gli incontri con i politici locali ai quali spiegare le ragioni dei dipendenti e le funzioni di un ente che, anche con il martellamento mediatico, è considerato il ‘Mostro da eliminare’.
Intanto le indiscrezioni che giungono da Palermo ipotizzano una proroga dei commissariamenti delle nove Province regionali siciliane, si supererebbe così la scadenza del 31 dicembre, termine entro il quale l’Ars è chiamata ad approvare la legge sul riordino.
All’assemblea hanno partecipato Sergio Giambirtone, Emilia Messina e Fabrizio Fasano di Usb, Salvo Greco e Francesco Di Salvatore di Uil, Daniela Scuderi, Antonio D’Ombra e Santo Vasta di Cnl e Antonio Aliotta del Comitato Spontaneo.
Fonte: http://catania.blogsicilia.it/dentro-il-tunnel-della-provincia-i-lavoratori-non-e-un-mostro/222472/
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