giovedì 31 gennaio 2013

Occupazione da profondo nero, in 5 anni persi 100.000 posti


Grido d’allarme da Fondazione Curella e Cna: nel 2012 drastico calo degli occupati e artigianato in panne. Si registra anche un saldo negativo di 1.064 unità per le imprese artigiane. di Dario Raffaele

CATANIA – La Sicilia fa i conti con la crisi. Sembrano numeri di guerra, ma sono la realtà di un’economia che non riesce ancora a uscir fuori dalla crisi, che vede migliaia di persone lottare ogni giorno per arrivare a fine mese. E se è vero che la politica, sino ad oggi, non ha fatto abbastanza per cambiare la situazione (vedi l’inutile formazione professionale), se è vero che molti, giovani in primis, non sono in grado di accettare un lavoro (il più delle volte perché mancano della qualificazione necessaria) che certe imprese ancora offrono, è anche vero che al momento si può solo prendere atto di questa situazione.

Un grido d’allarme è stato lanciato in questi giorni da più parti alla classe politica siciliana. Ieri Mario Filippello, segretario regionale della Cna (Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa) è intervenuto nel dibattito commentando i dati elaborati dalla Cna sulle imprese artigiane registrate nel 2012 nell’Isola.
 
“In Sicilia nel 2012, fra le imprese artigiane che hanno aperto e quelle che hanno chiuso, si registra un saldo negativo di 1.064 unità: vi sono state, infatti, 5.131 iscrizioni alle Camere di Commercio dell’isola e 6.195 cessazioni. è evidente che l’economia siciliana continua ad attraversare una crisi profonda, rispetto alla quale servono misure forti ed efficaci che non possono più essere rinviate”. “Serve un piano straordinario per il lavoro - prosegue Filippello - un deciso sostegno alle imprese nell’accesso al credito, un piano per il sostegno dell’occupazione, il pagamento immediato dei debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese, un piano di riduzione delle tasse”.

Due giorni fa era stato invece Pietro Busetta a commentare i dati presentati dalla Fondazione Curella. “Dal 2008 - ha affermato Busetta - abbiamo perso 100 mila posti di lavoro, come se avessero chiuso 25 stabilimenti Fiat di Termini Imerese”. Il numero degli occupati nei processi lavorativi sarebbe sceso intorno a 1,4 milioni (-2,2% rispetto all'anno precedente), segnalando una perdita di oltre 30 mila posti di lavoro in un anno. Se si confronta il consuntivo 2012 con quello del 2006, in cui l’occupazione raggiunse il massimo storico di oltre 1,5 milioni, sono scomparsi oltre 100 mila posti di lavoro. Contestualmente il tasso di disoccupazione è aumentato a dismisura toccando il 18,4% (4 punti in più del 2011), il livello più alto degli ultimi 9 anni.

Più in generale, il prodotto interno lordo della Sicilia è diminuito l’anno scorso del 3%, contro una flessione di poco superiore al 2% a livello nazionale. Previsto un -1.4% nel 2013. Nell’arco del quinquennio 2008-2012 l’economia siciliana sarebbe dunque regredita a un tasso cumulato del 10% (-6,5% circa l'arretramento del Pil nazionale).

La prima conseguenza di questa situazione è che i consumi delle famiglie residenti segnano -4,1%. Per gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto la flessione è del 12,8%; per edilizia e opere pubbliche -9,4%. Secondo l'assessore Bianchi, “siamo nel picco di una recessione che è stata lunga, troppo per regioni in difficoltà come la Sicilia. Da qui al 2015 abbiamo circa 7 miliardi di euro da spendere, questa è la sfida per ricostruire la crescita”.

mercoledì 30 gennaio 2013

Augusta, i precari del Comune senza contratto: il ricorso sul tavolo del Tar di Catania


Gli ex Lsu chiedono la stabilizzazione e lamentano «la grave inerzia fino ad ora tenuta dall’amministrazione». di CETTINA SARACENO 

AUGUSTA. 
È finto sul tavolo dei giudici del tribunale amministrativo di Catania la vicenda dei precari in forza al Comune di Augusta che non sono stai stabilizzati entro il trentuno dicembre scorso. Una sessantina degli 84 lavoratori che prestano servizio nei vari settori del Comune ormai da diversi anni hanno, infatti, presentato formale ricorso con cui chiedono che il tribunale etneo attesti «l'inerzia dell'amministrazione comunale» nei loro confronti e la contraddittorietà delle delibere adottate negli ultimi mesi che andavano, invece nella direzione della stabilizzazione. Il mese scorso, prima che scadesse il termine ultimo del trentuno dicembre 2012, utile per procedere con la stabilizzazione, erano stati 36 i precari, che poi sono quasi raddoppiati nel recente ricorso al Tar, ad aver richiesto ufficialmente l'avvio del procedimento di stabilizzazione con l'attivazione del bando di concorso. Gli ex Lsu avevano inviato una diffida al commissario straordinario del Comune, Antonio La Mattina, attraverso l'avvocato Antonio Barone, decidendo di impugnare tutte le clausole dei contratti sottoscritti, che prevedono un termine nel rapporto di lavoro, visto che non si tratta di lavori a progetto, ma di fatto stabili e duraturi. E contestando principalmente «l'illegittima e gravemente colpevole inerzia sinora tenuta dall'Ente» nei loro confronti e l' atteggiamento contradditorio dell'amministrazione, visto che nel programma triennale delle assunzioni approvato dal commissario La Mattina era prevista la stabilizzazione. La commissione regionale per l'impiego, inoltre, aveva approvato il piano di fuoriuscita proposta nella delibera di giunta con conseguente ammissione del piano di stabilizzazione. Da parte sua il commissario La Mattina che ha affidato l'incarico di rappresentare il Comune davanti al Tar all'avvocato Luigi Sciarrino del foro di Palermo, sostiene che il Comune «si trova in condizioni economicamente deficitaria tant'è che - si legge nella delibera - sono state avviate le operazioni preliminari per il cosiddetto dissesto parziale dell'Ente al fine del riequilibrio finanziario pluriennale. La facoltà di assunzione sono soggette alle disposizioni normative di finanza pubblica e che nel rispetto delle condizioni di legge il Comune potrebbe procedere ad assunzioni nei limiti del 40 per cento della spesa sostenuta per il personale che ha cessato il servizio nell'anno precedete,e che nel 2011 ha riguardato solo 16 unità di personale».

martedì 29 gennaio 2013

Appello al Presidente Crocetta

Pubblicato in data 22/gen/2013 Il lavoro è vita. Il lavoro dà dignità e libertà. Le Istituzioni debbono essere in grado di fornire risposte alle esigenze dei cittadini per mantenere integra la loro credibilità.


domenica 27 gennaio 2013

Comunicato assemblea lavoratori precari enti locali ad Alcamo il 5 febb. 2013


Cari colleghi vi informo che il 5 Febbraio 2013 alle ore 09:30 ad Alcamo presso il Cine teatro Marconi corso VI aprile si terrà una assemblea per discutere sulle problematiche della categoria, per parlare di salario accessorio di progressioni orizzontali, di stabilizzazione e di conversione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato, inoltre verrà presentato un disegno di legge che dovremo portare avanti con il sostegno di tutti nessuno escluso, interverrà il Dott. Gaetano Aiello esperto in materia di formazione e lavoro e altri, martedì avremo un incontro col prefetto della provincia di trapani per manifestare tutto il nostro dissenso viste le ultime norme e circolari esplicative che non fanno altro che creare ulteriormente confusione e che invece è chiaro che ci stanno portando fuori dal mondo del lavoro, al non rinnovo alla non prosecuzioneQuindi vi invito fin d'ora a tenervi in contatto e sensibilizzare i colleghi e amici di altri comuni vicinori perchè nel prossimo mese c'è bisogno di tutti, non lasciamo il nostro destino ad altri gestiamocelo noi.

Un saluto a tutti.
Calogero Anatra

Sondaggio elezioni politiche 2013 di Basta Precari




DA MONTI A CROCETTA: DEMOCRAZIA POLITICIZZATA O RIVINCITA DELLA POLITICA?

27 gennaio 2013 - 18:40 - Politica di Maurizio Ballistreri

Agenda-Monti-586x423Nathan Gardels, direttore della rivista New Perspectives Quarterly (membro come Monti del think tank Berggruen Institute), al cui ultimo numero sul “ritorno della meritocrazia politica” hanno collaborato tra gli altri Tony Blair, Romano Prodi e Nouriel Roubini, ha affermato: “Si potranno avere giudizi diversi sulle singole riforme approvate dal governo italiano in quest’ultimo anno, ma il successo dell’esecutivo nell’opera di stabilizzazione finanziaria è innegabile. Perciò questo modello istituzionale sarà sempre più spesso replicato in altri paesi occidentali”. Altro che regime d’emergenza!
In questo senso, secondo Gardels, andrebbero reinterpretate le parole pronunciate da Monti a dicembre, l’invito a essere fieri perché “gli Stati Uniti stanno cercando di fare quello che l’Italia nel 2012 ha fatto – aveva detto nella conferenza stampa di fine anno l’ex presidente della Bocconi e membro di Bildelberg e Trilateral – Infatti il Congresso sta cercando un accordo bipartisan sul fiscal cliff, ma in Italia abbiamo fatto un accordo tri-partisan per fronteggiare l’emergenza finanziaria”.
Negli ultimi vent’anni abbiamo avuto come presidente del consiglio e poi come presidente della Repubblica un governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, e come premier Lamberto Dini, direttore generale della nostra Banca centrale, e ancora a capo del governo un grand commis di Stato come Romano Prodi. Abbiamo inoltre visto importanti magistrati fondare partiti politici, altri scendere nell’agone elettorale, inviare messaggi al popolo, usare i poteri di indagine e di custodia catutelare come strumento di intervento nelle vicende politiche nazionali. Da ultimo, la nomina a senatore a vita e presidente del Consiglio di un importante eurocrate, impegnato e accreditato da sempre nel sistema giuridico-finanziario creato dai vertici amministrativi dei Paesi aderenti all’Europa di Bruxelles: Mario Monti. Si può pertanto, parlare di “democrazia depoliticizzata”?
Forse. Però tutti i tecnocrati italiani “scesi (o saliti…) in politica”, si sono presto trasformati in leader di partito. Si guardi Monti con il suo rassemblement, che svestiti i panni del tecnico e propone oscillanti alleanze politiche al Pdl e al Pd, utilizzando, nei fatti, le formule più tradizionali della politique d’abord, la politica avanti tutto: dai “due forni” di andreottiana memoria sino al “potere di coalizione” di Bettino Craxi, che consentì al leader socialista di guidare il più longevo governo della prima Repubblica, dal 1983 al 1987, da posizioni di minoranza nell’alleanza con la Democrazia cristiana e le forze laiche.
D’altronde, per altri versi, Rosario Crocetta in Sicilia, sembra percorrere una parabola analoga: il suo movimento espressione della cosiddetta “società civile” e il suo governo infarcito di tecnici, si muovono, con la costituzione della lista de “Il megafono” al Senato, nella direzione di un chiaro politicismo, teso a sostituire a sinistra nella nostra Regione, l’attuale gruppo dirigente del Pd.
In questa prospettiva, la politica, con le “dure repliche della Storia” di cui parlava Marx citando Hegel, si prende la rivincita sulla tecnocrazia.
fonte: http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/33089/da-monti-a-crocetta-democrazia-politicizzata-o-rivincita-della-politica

venerdì 25 gennaio 2013

Gazzetta Ufficiale 23 genn 2013 n. 4 - Proroghe di contratti di lavoro


Trapani ok - Lettera di denuncia ed amore

Lettera di denuncia ed amore“Io non ti uccido ma lascio che tu muoia”. E' questo che succede quando, dopo oltre 20 anni di proroghe di un contratto, devi andare a casa solo perché la legge con la quale sei stato contrattualizzato, prevede che la prosecuzione sia possibile, ma a spese dell’Ente che ti ha utilizzato, senza più il contributo della Regione. E' questo ciò che scrive al Presidente Crocetta Pina Santoro , una delle precarie ex art. 23 del Comune di Valderice. Le loro vicende sono ormai note: vent'anni di proroghe contrattuali fino all'ultimatum del 31 dicembre scorso, quando inizia la battaglia campale di queste “guerriere”, con l'occupazione dell'aula consiliare di Valderice: che a ben pensarci, la battaglia per un diritto costituzionale sembra quasi un'assurdità. La battaglia delle “magliette blu”, inizia col tampinamento di tutti i candidati per il rinnovo dell'ARS, dimostrando di non subire alcuna strumentalizzazione politica, ma semmai il contrario: loro alla politica pongono delle questioni e dalle Istituzioni pretendono una risposta. E risposte concrete, ne hanno poche: vanno da alcuni sinceri ma poco stringenti interessamenti, a malcelati asti di alcuni noti politici che rinfacciano loro di non averli votati. L'unica risposta è arrivata dal Comune di Valderice, poco prima di Capodanno, con la proroga del contratto al 30 aprile: uno stillicidio che continua e alla cui fine, c'è solo un buco nero. E quindi Pina Santoro scrive al Presidente Crocetta, il quale ha prospettato loro delle speranze per un aggiustamento della normativa ma, di fatto, è irraggiungibile da settimane. E' una lettera col cuore in mano, quella di Pina: la lettera di una donna nei cui occhi c'è una tristezza profonda. Perchè non è colpa di Pina, né di Cettina, né di Anna, se dopo vent'anni, durante i quali hanno maturato una professionalità, ma anche aspettative legate ad una piccola certezza economica, oggi il domani è più incerto di ieri. Non è colpa loro, se pagano lo scotto di una legge che ha prodotto migliaia di precari, di raccomandati, con l'unico scopo di creare un becero clientelismo: il più volgare, quello che ricatta il diritto al lavoro, che sembra quasi una svendita del diritto più sacro che c'è, quello alla dignità della persona, in cambio di un voto. E' sofferta, la lettera di Pina, ma non patetica né raffazzonata: in più passaggi, ricorda con meticolosità il lungo iter normativo. E' una lettera “politica” nel senso più alto del termine: una lettera che parla di uomini, dei loro diritti costituzionali, di leggi fatte apposta per calpestarli, che elabora delle domande e propone delle soluzioni; una lettera che parla nell'interesse di una collettività, di un popolo. Il popolo dei precari, il popolo dei siciliani, affamati nella loro terra, dimenticati nelle loro disperazioni, da una classe dirigente che da queste disperazioni ha tratto linfa vitale ed elettorato. “Di fronte a questo scenario – scrive Pina - mantenere integra la dedizione al lavoro, con la consapevolezza che ciò non sarà sufficiente per affrancare la propria immagine, né per conservare la propria occupazione, diventa ogni giorno sempre più difficile”. La lettera di Pina Santoro è una denuncia, ma è anche una lettera d'amore: per la sua dignità, per quella di una generazione, per la dignità che le Istituzioni devono conservare tutelando il massimo bene di una Persona, che è il diritto al lavoro.
 Valentina Colli
fonte:http://www.trapaniok.it/it/venerdi-25-gennaio/170208-lettera-di-denuncia-ed-amore/

giovedì 24 gennaio 2013

Comune di Mazara - Comunicato 24 01 2013


Lunedi 28 gennaio si terra' un incontro informale tra Il Direttore Generale Dott.ssa Antonella Marascia e i rappresentanti SIndacali Giorgio Macaddino Uil e Marco Corrao Cisl al fine di definire la delibera n. 180 riguardante la stabilizzazione a tempo indeterminato, con l'auspicio di un dialogo costruttivo con l'Amministrazione Cristaldi.

Politiche. Lavoro: continua infrazione Ue contro Italia su rappresentanza precari . La decisione della Commissione Europea.

CataniaoggiBruxelles, 24 gen. (Labitalia) - Contintua la procedura di infrazione Ue contro l'Italia sulla rappresentanza dei precari. La Commissione europea ha chiesto oggi di applicare appieno la direttiva del Consiglio europeo sul lavoro a tempo determinato che fa obbligo agli Stati membri di porre in atto un accordo quadro, raggiunto dalle organizzazioni a livello di Ue che rappresentano i sindacati e i datori di lavoro, in cui si delineano i principi generali e i requisiti minimi applicabili ai lavoratori con contratto a tempo determinato. La direttiva contiene una disposizione assoluta che impone di prendere in considerazione i lavoratori con contratto a tempo determinato in sede di calcolo della soglia a partire dalla quale, ai sensi delle disposizioni nazionali, devono costituirsi gli organi di rappresentanza dei lavoratori. Le pertinenti norme italiane violano i requisiti della direttiva poiché tengono conto solo dei contratti a tempo determinato superiori a nove mesi ai fini di tale calcolo. Ciò significa che i lavoratori con contratto di durata inferiore a nove mesi non vengono conteggiati all'atto di valutare se un'impresa sia sufficientemente grande per essere tenuta a istituire organi di rappresentanza dei lavoratori. La richiesta della Commissione si configura quale parere motivato a norma delle procedure d'infrazione dell'Ue. L'Italia ha ora di due mesi per notificare alla Commissione le misure adottate per dare piena attuazione alla direttiva. In caso contrario la Commissione può decidere di deferire l'Italia alla Corte di Giustizia europea.

fonte: http://www.cataniaoggi.com/rubriche/nazionale-esteri/129938_lavoro-continua-infrazione-ue-contro-italia-su-rappresentanza-precari-la-decisione-della-commissione-europea.html

Lavoro, l’Ue contro la riforma Fornero: ‘Non sana le violazioni ai diritti dei precari’


Il duro parere della Commissione europea sulla legge scritta dal governo Monti dipende dal fatto che il provvedimento non sarebbe in linea con le regole Ue in materia di protezione dei diritti sindacali dei lavoratori a termine. di  | 23 gennaio 2013

Elsa Fornero
Bocciata. O, quanto meno, non accolta con soddisfazione. E’ duro il parere della Commissione europea sulla riforma Fornero, che non sarebbe in linea con le regole Ue in materia di protezione dei diritti sindacali dei lavoratori a termine. L’accusa, secondo quanto comunicato dall’agenzia di stampa Agi, è contenuta all’interno di un documento interno della Commissione ed è stata confermata da una fonte dell’Esecutivo Ue. La stessa fonte ha spiegato che l’intervento legislativo del governo italiano “non ha sanato” questa violazione che era pregressa. Per tale ragione, domani Bruxelles annuncerà l’invio di un parere motivato contro l’Italia per la non corretta applicazione della direttiva Ue del 1999 che regola i diritti dei lavoratori a termine.

a Commissione rimprovera all’Italia di non considerare i lavoratori a termine nel calcolo dei dipendenti complessivi di un’azienda ai fini della creazione di una rappresentanza sindacale. In particolare, i lavoratori a termine, a meno che non abbiano lavorato per almeno 9 mesi, sono discriminati. Questo ha un impatto sia sui lavoratori a tempo determinato, sia su quelli a tempo indeterminato in quanto limita la possibilità di stabilire una rappresentanza sindacale nelle aziende che non raggiungono il numero minimo fissato per legge.
La procedura Ue è stata avviata già nel 2010 e giunge ora al suo secondo stadio, successivo all’entrata in vigore della riforma Fornero. La riforma “è intervenuta sulle regole per il lavoro a tempo determinato ma non ha sanato la violazione già precedentemente segnalata dall’Ue – ha spiegato Jonothan Todd – Il nostro giudizio complessivo sulla riforma resta positivo, e in particolare sul suo obiettivo di contrastare la frammentazione del mercato del lavoro”. Per il portavoce del commissario Ue al lavoro Lazslo Andor, il secondo passaggio della procedura che sarà annunciata domani “è comunque un aspetto marginale”.



domenica 20 gennaio 2013

Elsa Fornero - “Il Sud vuole ancora il posto fisso”


Il ministro Elsa Fornero: “la crisi frena la riforma. Al Sud la gente punta ancora ad avere il posto fisso, ma quando arriveranno i tagli come la metteranno?”

Nuove dichiarazioni destinate a fari discutere del ministro Elsa Fornero. Le ha rilasciate in un’intervista al quotidiano “Il Mattino”.
Ministro Fornero, da Bankitalia alla Cisl i dati confermano che il lavoro è diventato una vera emergenza nazionale: se l’aspettava, lei che con la riforma ha puntato a stabilizzare il mercato del lavoro per favorire i giovani? «Il lavoro sta vivendo in Italia da alcuni anni una vera e propria crisi strutturale, non un semplice indebolimento a carattere ciclico. Non si tratta, del resto, di un fenomeno soltanto italiano anche se da noi si presenta con particolare gravità. Naturalmente la natura internazionale del problema non ci consola affatto: ci deve anzi impegnare ad agire a tutto campo, affrontando prima di tutto la questione a livello di Unione europea».
Sta pensando a iniziative comunitarie?
«Come ministro del Lavoro, insieme alla collega tedesca Ursula von der Leyden, abbiamo scritto al commissario europeo alle politiche sociali Laszlo Andor perché la Commissione faccia di tutto per mettere al centro della sua agenda l’occupazione. È questo il vero problema: ora che sotto il profilo finanziario l’Eurpa e l’Italia possono sentirsi meno in affanno (e questo ovviamente non vuol dire ritornare alle vecchie politiche di disavanzo) dobbiamo prendere di petto la questione, sia sul versante occupazionale sia su quello della produzione di reddito».
Ma le prospettive della sua riforma del Lavoro non sembrano così rosee: persino il premier Monti si è detto disponibile, se toccasse a lui governare ancora, a rivederne alcune parti…
«Ho sempre detto, e lo ripeto con estrema pacatezza, che la riforma del mercato del lavoro non è un testo pietrificato e immutabile. Offre molti spunti positivi che vanno sperimentati, applicati, migliorati. I comportamenti non si cambiano con il tratto di penna che modifica una norma. La riforma è una risposta necessaria, non sufficiente, a risolvere i problemi del lavoro. Perchè possa andare a regime, serve un quadro macroeconomico di crescita stabile che oggi manca in Italia e in gran parte d’Europa».
Vuol dire che è inutile attendersi a breve termine risposte positive dalla sua riforma?
«Come tutte le riforme strutturali, anche questa – nata da un’attenta analisi del mercato del lavoro, senza dogmatismi e pregiudiziali economiche, e sulla base di un ampio confronto con le parti sociali e in Parlamento, non può essere giudicata in tempi. Non mi risento affatto se qualcuno dice che il lavoro iniziato dalla riforma dovrà continuare proprio perché non è una riformetta».
Eppure, insisto, l’ipotesi di mettere mano alla riforma non è un’invenzione dei giornali.
«Occorre fare la tara di una campagna elettorale piuttosto grossolana ma un ministro ha il dovere di essere positivo: non posso pensare che manchi il senso di responsabilità che impone a chi vuole governare il Paese di avere un atteggiamento costruttivo. Non è possibile la restaurazione del passato, occorre far crescere il Paese, dare prospettive ai giovani, migliorare la situazione delle donne. Altrimenti la tenuta dell’Italia e la sua posizione nel contesto internazionale sarebbero a rischio».
A che punto è, allora, il monitoraggio? Come si è organizzata per capire se la riforma funziona o no? E quando conosceremo i primi risultati?
«Una prima iniziativa, in collaborazione con la mia collega tedesca al Welfare, ha portato alla costituzione di un gruppo di lavoro che ci consentirà di trarre vantaggio dall’esperienza della riforma del mercato del lavoro in Germania. Sono state previste due fasi, una di monitoraggio e una di valutazione vera e propria, i primi risultati ci saranno a fine mese. Ci siamo inoltre focalizzati sulla necessità di mettere in comunicazione tra di loro banche dati di vari settori che finora non hanno mai interagito tra di loro, ognuna gelosa custode delle proprie competenze. Il monitoraggio è affidato all’Isfol, l’Istituto di ricerca del ministero del Lavoro, con il coinvolgimento del ministero stesso e di collaboratori esterni, a titolo ovviamente gratuito. Poi seguirà una valutazione più scientifica, con modelli econometrici, che cercherà di isolare l’effetto delle singole norme per capire se funzionano o meno. È lo stesso metodo seguito in Germania, dove la riforma del Lavoro targata Schroeder ha iniziato a produrre ricadute positive due anni dopo la sua entrata in vigore, e ha fatto scendere la disoccupazione al 6%».
Che risultati può anticipare in questa fase?
«Il quadro del monitoraggio è per così dire ”misto”. Siamo partiti dai contratti su cui la riforma incide parecchio e ciò che vediamo, ma che non ha ancora carattere sistemico, è che in molti casi i contratti a progetto e le collaborazioni sono stati trasformati in contratti a tempo determinato o indeterminato. In altri casi invece il rapporto è stato risolto ma questo è certamente dovuto al pessimo quadro economico: se un’impresa non ha domanda, il lavoratore lo lascia a casa non perché c’è la riforma Fornero ma perché mancano commesse».
Ma aveva senso una riforma così impegnativa senza il contemporaneo abbassamento della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese?
«Noi siamo stati chiamati come governo tecnico a fronteggiare una crisi finanziaria gravissima. Certo, concordo anch’io che se avessimo potuto anche alleggerire il peso fiscale insieme alla riforme oggi saremmo in una condizione migliore. Ma, se permette, non affidiamoci alle valutazioni a volte miopi o parziali di chi giudica la riforma solo dal suo osservatorio particolare».
A cosa si riferisce, esattamente?
«Sono stati lanciati segnali d’allarme per la diminuzione delle partite Iva e si imputava anche questo alla riforma. Ma come? Fino a pochissimo tempo fa ci si lamentava perché erano troppe e proprio l’eccessiva loro diffusione era uno dei segni distintivi del cattivo funzionamento del mercato del lavoro in Italia. Se qualche imprenditore si è convinto ad assumere qualche dipendente prima in partita Iva, dobbiamo rallegrarci, non preoccuparci. Le cito il caso dei promotori di vendite, circa 150mila in tutta Italia, 130mila dei quali a seguito di una trattativa e della firma di un accordo, saranno con contratti a tempo indeterminato. Hanno rinunciato alla 14esima e ad altre indennità ma alla fine hanno ottenuto, con il sostegno del sindacato, la stabilizzazione del posto di lavoro».
Eppure la resistenza delle imprese alla sua riforma, crisi a parte, sembra un dato di fatto.
«Io insisto sul fatto che la stabilizzazione è importante anche per le imprese perché il lavoro precario non aiuta la produttività, che in Italia non cresce o addirittura cala da circa 15 anni. Deve essere molto chiaro che o ci avviamo verso un mercato del lavoro più favorevole sia al lavoratore sia all’impresa, con meccanismi di formazione basati sull’apprendistato e anche sull’uso più flessibile della forza lavoro (penso all’introduzione di elementi specifici di produttività nei contratti aziendali), oppure continueremo a tenere inchiodate le imprese a bassi livelli di produttività e competitività. E quindi il Paese sarà condannato all’impoverimento».
Proprio sull’apprendistato però arrivano dubbi: c’è chi dice che è meglio mantenere gli stage in azienda, costano poco e durano meno…
«La produttività stagnante è figlia anche di queste pratiche. Credo nell’apprendistato perché con le sue alternative la produttività non è cresciuta e il capitale umano e professionale dei lavoratori non si è formato a sufficienza. La distanza tra formazione scolastica e mondo del lavoro dev’essere ridotta e come ho detto a Napoli a dicembre devono essere ridotti gli abbandoni scolastici. Ai giovani che non amano la scuola dovrebbe essere offerta la possibilità di apprendere un mestiere, un’arte, una professione. Che ritrovassero la voglia di partecipare. L’apprendistato è la premessa per creare non solo relazioni di lavoro più stabili all’ingresso ma anche più produttive».
Addio tirocini, allora?
«No. Nella prossima conferenza unificata Stato-Regioni avremo le linee guida sui tirocini e mi auguro che le Regioni le seguiranno in modo uniforme. Ma lo stage non potrà mai essere un surrogato dell’apprendistato, ha una valenza formativa diversa».
Un’indagine Adecco segnala che la maggioranza delle donne continua a essere penalizzata dal lavoro e che nemmeno la sua riforma riesce a mettere un argine a questo fenomeno: delusa?
«Il problema è sempre quello della cappa recessiva sotto la quale ci troviamo. La stabilizzazione all’ingresso è stata pensata soprattutto per aiutare le donne che da sempre sono le più penalizzate nel mercato del lavoro. In un clima economico così difficile, però, in cui non si assume o non si rinnovano i contratti, finiscono ancora per subire una vecchia e brutta mentalità, un retaggio culturale: si favorisce sempre il capofamiglia maschio quando c’è da tagliare posti di lavoro».
L’introduzione dei voucher per le lavoratrici madri è stata una novità ma le risorse sono subito sembrate poche…
«Ha ragione. Ma il ministero del Lavoro non poteva gestire che quelle risorse e spesso i suoi fondi sono presi da altri. Ho dovuto faticare molto per trattenere quelli destinati alla copertura della cassa integrazione in deroga».
E c’è riuscita?
«Sì. Per il 2013 ci sono 1,8 miliardi che dovrebbero essere sufficienti sempre a patto che lo scenario economico non peggiori. Nel 2012 se i conti sono saltati è perché alcune Regioni hanno sforato».
Nel Sud il presidente di Confindustria, Squinzi, ritiene che la ripresa passi per il rilancio dell’industria: a condizione che abbia le stesse condizioni di sviluppo del Nord. Che ne pensa?
«Non sbaglia anche perché tutte le ricette che sono state sperimentate nei decenni passati, parlo di misure ad hoc per il Sud, non mi pare abbiano dato buoni risultati. Ogni volta che vado nel Mezzogiorno mi chiedo però perché non si possono percorrere anche lì strade che si sono mostrate virtuose altrove? Penso alle cooperative che funzionano benissimo in tante regioni, creando posti di lavoro e assicurando assoluti livelli di competitività. Perché non sviluppare la cooperazione nel turismo, nella cultura, nell’agricoltura che sono risorse peculiari del Mezzogiorno?».
Già, perché?
«Quando ne ho parlato a Reggio Calabria ad una platea di giovani mi sono sentita rispondere che al Sud manca la cultura della cooperazione. E alla fine l’aspirazione dei più era ottenere un posto pubblico fisso, soprattutto nelle Forze armate, perché a loro giudizio è la strada più concreta. Ma quando arriveranno i tagli anche in quel settore, come la metteranno?».
Delusa più da Squinzi che parlava di riforma-boiata o dalla Camusso che non ha firmato l’accordo sulla produttività?
«Il mio rimpianto è di non aver potuto seguire la strada del dialogo personale perché sono sicura che avrebbe portato a risultati migliori. Il confronto pubblico è indispensabile ma spesso non raggiunge gli obiettivi desiderati. Mi auguro che la durezza del confronto della campagna elettorale non faccia perdere di vista gli interessi generali del Paese».


GDS - Acireale, modificata la proroga per i precari


L'amministrazione guidata dal sindaco Nino Garozzo ha infatti modificato la proroga dei contratti a termine che legano al Comune i quasi 300 lavoratori ex Asu e Puc in forza alla macchina amministrativa. di RAFFAELE MUSUMECI

ACIREALE. Novità, non buone, per i precari del Comune di Acireale. L'amministrazione guidata dal sindaco Nino Garozzo ha infatti modificato la proroga dei contratti a termine che legano al Comune i quasi 300 lavoratori ex Asu e Puc in forza alla macchina amministrativa. La modifica, ha spiegato il sindaco, si è resa necessaria in ossequio alle nuove direttive in materia varate a inizio anno dalla giunta Crocetta: "La circolare regionale - spiega Garozzo - autorizza la prosecuzione dei contratti per quattro mesi. Ci siamo adeguati a quello che la Legge regionale e la circolare di fresca pubblicazione impongono. Avevamo come Giunta firmato una delibera per un anno di proroga, in coerenza a quanto detto pubblicamente e nel pieno rispetto delle esigenze economiche del Comune, ma tutte le
amministrazioni, compresa la nostra, sono state invitate a fare nuove delibere, per la durata di 4 mesi. La Giunta si è adeguata, come atto dovuto". Quello che preoccupa Garozzo, invece, è la scomparsa dal testo regionale delle norme per la stabilizzazione:"Scompare dalla proroga tale procedura, che non risulta più iscritta neppure nel testo. Il che significa in modo chiaro la rinuncia anche alla seppur flebile aspettativa di stabilizzazione. E' ovvio anche che in tal modo si rimane agganciati ad una norma che prolunga i contratti di soli 7 mesi, sostituendo le annuali tensioni per le proroghe con tensioni quadrimestrali e trimestrali. Un percorso, quindi, che non mancherà di creare più problemi di quelli che invece tenta di risolvere".

venerdì 18 gennaio 2013

Si alle proroghe con alcuni paletti. Le stabilizzazioni solo con i concorsi


Comiso,ministero "severo" per i precari  

Alfano a Roma: "Situazione complicata" Scritto da Anna Anselmi   Venerdì 18 Gennaio 2013 - 12:41
altComiso- Missione romana per il sindaco di Comiso per cercare di risolvere il "nodo precari". Ma il ministero dell'Interno sbarra le porte alle soluzioni che il comune aveva trovato e impone npaletti molto rigidi per la proroga dei precari.La legge di stabilità apre uno spiraglio per la proroga dei contratti, per sette mesi, dei 48 precari il cui contratto è scaduto il 31 dicembre scorso. Se non ci fosse stata quella legge nessuno dei precari avrebbe potuto lavorare, per un solo giorno, alle dipendenze dell'ente.
Giuseppe Alfano si è recato a Roma per cercare di ottenere dal ministero il "via libera" per la proroga dei contatti ai precari. Ma la proproga sarà possibile solo nei limiti imposti dalla pianta organica. Di fatto oggi, con una pianta organica ridotta a 249 unità (a causa del dissesto), oggi il comune ha minori possibilità di stabilizzare i lavoratori precari e dovrà farlo all'interno delle norme dello Stato, divenute più severe negli ultimi anni.
Oggi, la piamta organica è quasi completa. le ultime immissioni riguardano proprio i lavoratori precari stabilizzati tre anni fa, poco più di 130 persone. Era stata prevista anche la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato, ma poi  le norme della legge Brunetta mutarono gli orizzonti legislativi e tutto si è bloccato.
Oggi, le decisioni che il comune dovrà assumere devono essere sottoposto al controllo della Commisione del ministero dell'Interno.  Oltre che essere limitate nel numero, pare che le proroghe siano possibili solo per i srevizi ritenuti essenziali nell'ente.  Le stabilizzazioni, invece, potrebbero intervenire solo con concorsi pubblici, in cui i precari avrebbero diritto ad una riserva dei posti.
Le stabilizzazioni, invece, potranno essere possibili solo con concorsi pubblici. Il sindaco, Giuseppe Alfano, parla di "situazione complicata", ma spiega che il comune farà il possibile per salvare i lavoratori e permettere una proroga. Nei prossimi giorni il primo cittadoino incontrerà i dirigenti ed i sindacati per concordare una soluzione.
Fonte: http://www.ilgiornalediragusa.it/notizie/politica/45328-comisoministero-qseveroq-per-i-precari---alfano-a-romaqsituazione-complicataq.html

Servizio Pubblico - Come si crea lavoro ?

Maurizio Landini e Gianfranco Fini si scontrano: come produciamo posti di lavoro?
Il libero mercato è il problema o la soluzione?


La fase 2 della crescita come è stato fatto in Germania con successo
con la creazione di posti di lavoro
con un nuovo piano energetico, di ricerca, di istruzione, sanitario etc..
che fine ha fatto ?

Ballarò - Dublino riparte. Meno tasse più lavoro


RAI News24 SCENARI - #ITALIA2013 Quale sarà il peso di Internet nelle prossime elezioni politiche?

Sicuramente la Rete premierà la concretezza delle proposte. Lo si è visto in occasione dei Referendum del 2011 quando proprio grazie al Web si raggiunse il quorum. Oggi gli internauti italiani sono quasi 29 milioni. I giovani si informano prevalentemente sui social network. I leader politici lo sanno ma la loro risposta spesso è contraddittoria. In ogni caso il confronto con gli Stati Uniti, le iniziative di Obama, rivela in toto il nostro ritardo. Anche se proprio dagli Usa la vicenda di Aaron Swartz ci insegna che il rapporto fra politica e libertà in Rete è tutt'altro che risolto. Internet non sarà mai solo un luogo per fare business o propaganda.

giovedì 17 gennaio 2013

Menfi, Comune approva la nuova dotazione organica: inclusi tutti i 35 precari part-time


Menfi, Comune approva la nuova dotazione organica: inclusi tutti i 35 precari part-time

municipioIl Comune di Menfi ha approvato la dotazione organica e ha previsto – senza oneri aggiuntivi per l’ente – trentacinque posti per l’inclusione di tutti i precari part-time. Con una successiva delibera finanziaria, l’Amministrazione ha anche approvato la fuoriuscita e chiesto il finanziamento contestuale all’assessorato regionale al Lavoro.
“Sono le premesse tecniche per la stabilizzazione dei nostri lavoratori – dice il sindaco Michele Botta – Abbiamo già richiesto un parere alla Regione per proseguire l’iter senza costi per le casse comunali e rispettando le indicazioni di legge, garantendo sempre legalità e trasparenza e migliorando efficacia ed efficienza della macchina amministrativa”.

Fonte: http://menficambia.net/2013/01/17/menfi-comune-approva-la-nuova-dotazione-organica-inclusi-tutti-i-35-precari-part-time/

GDS - Bando per posti da assegnare ai precari Comune, pioggia di domande e ricorsi


Tre concorrenti palermitani hanno presentato richiesta di sospensiva al tribunale amministrativo.

di SALVATORE MINGOIA
CALTANISSETTA. Raffica di opposizione e pioggia di ricorsi al Tar per chiedere l’annullamento in autotutela del concorso interno a quaranta quattro posti, riservato ai precari, bandito dall’amministrazione comunale di Caltanissetta. La selezione prevede l’assunzione di cinque lavoratori con la qualifica di istruttore amministrativo categoria D, diciassette posti di agente di polizia municipale categoria C, ventuno posti di istruttore amministrativo categoria C e un posto di vigilatrice d’infanzia categoria C. Un provvedimento contestato di fatto e di diritto da numerosi aspiranti concorrenti esterni, (oltre cinquecento aspiranti di diversi comuni dell’isola) ma che ha anche scatenato una sorta di scontro tra gli stessi lavoratori di Palazzo del Carmine. Il recente bando pubblicato del comune, già scaduto ieri l’altro, che prevede la selezione pubblica di quarantaquattro posti per altrettanti contratti a tempo indeterminato, riservato al personale precario del comune, ha generato una serie di proteste che adesso si sono concretizzate con le richieste formali di annullamento in autotutela della proposta di delibera e di ricorso al Tar il primo dei quali presentati da tre aspiranti concorrenti: Giacomo Faso, Irene Faso e Paolo Maniscalco che in sintesi contestano la illegittimità del bando nella parte che riguarda la riserva dei posti per gli esterni non prevista, la valutazione dei titoli per i servizi prestati ritenuta eccessiva ed i requisiti per la partecipazione alla selezione come il diploma di laurea generico per l’accesso al posto con mansioni specifiche. Ma a non digerire le modalità della selezione riservata in via esclusiva ai precari sono anche buona parte dei dipendenti dello stesso Comune che vedono sfumare l’opportunità di una progressione di carriera con la opportunità di accedere ad una categorie superiore, nonostante molti di questi dipendenti da anni svolgano mansioni superiori. Si tratta di una novantina di dipendenti, diplomati e laureati, che diversi anni addietro dopo decenni di precariato, sono stati costretti ad accettare il declassamento alla categoria B (licenza media), pur di regolarizzare la posizione lavorativa con un contratto a tempo indeterminato part-time. Anche loro si sono organizzati e si preparano collettivamente ad impugnare il bando di selezione con un ricorso al Tar.

http://www.gds.it/gds/edizioni-locali/caltanissetta/dettaglio/articolo/gdsid/236055/

lunedì 14 gennaio 2013

Legge di stabilità 2013: le norme ''salva precari'', un commento a prima lettura

Articolo 11.01.2013 (Giuseppe Donato Nuzzo)
La Legge di stabilità 2013 (Legge 24 dicembre 2012, n. 228 pubblicata in Gazzetta Ufficiale 29 dicembre 2012, n. 302) in vigore dal 1° gennaio 2013 introduce importanti disposizioni in tema di lavoro precario nel pubblico impiego, con la possibilità di prorogare i contratti fino al 31 luglio 2013 e di attivare procedure concorsuali con riserva di posti e/o valutazione in termini di punteggio dell’esperienza professionale pregressa. Proroga dei contratti. L’art. 1, comma 400, prevede la possibilità per le amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165/2001 di “prorogare i contratti di lavoro subordinati a tempo determinato, in essere al 30 novembre 2012, che superano il limite dei trentasei mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, previsto dall’art. 5, comma 4-bis, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, o il diverso limite previsto dal Contratti collettivi nazionali del relativo comparto, fino e non oltre il 31 luglio 2013”. La proroga in esame rimane comunque subordinata ai “vincoli finanziari previsti dalla normativa vigente”, nonché alle previsioni di cui all’art. 36 del d.lgs. n. 165/2001. 
Merita particolare attenzione in richiamo ai limiti finanziari vigenti in materia di assunzione di personale a tempo determinato. Il riferimento è evidentemente rivolto all’art. 9, comma 28, del d.l. n. 78/2010, convertito in legge, con modifiche, dalla L. n. 122/2010, il quale dispone che, a decorrere dall'anno 2011, le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, incluse le Agenzie fiscali, gli enti pubblici non economici, le università e gli enti pubblici di cui all'art. 70, comma 4, d.lgs. n. 165/2001, le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura possono avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa “nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009”. Il richiamo al limite di cui al d.l. n. 78/2010 comporterà un limite all’applicabilità della norma in esame, atteso che molte amministrazioni, pur disponendo delle risorse necessarie, non potranno avvalersi delle nuove disposizioni per prorogare i contratti a tempo determinato, proprio al fine di evitare lo sforamento del predetto limite del 50%. L’art. 9, comma 28, d.l. n. 78/2010, peraltro, prevede delle eccezioni. Ad esempio, il limite di spesa non trova applicazione per le università, le scuole superiori ad ordinamento speciale e gli istituti zooprofilattici sperimentali, limitatamente alle assunzioni a tempo determinato i cui oneri non risultino a carico dei bilanci di funzionamento degli enti o del fondo di finanziamento degli enti o del fondo di finanziamento ordinario delle università. Il che significa che le predette amministrazioni potranno prorogare senza limiti i contratti gravanti su finanziamenti esterni che rispondano ai requisiti richiesti dalla legge di stabilità, mentre per gli altri contratti a termine gravanti su fondi ordinari – gran parte dei quali attivati per far fronte ad esigenze connesse ad attività essenziali dell’amministrazione – la proroga potrà essere attivata solo entro il predetto vincolo finanziario di spesa. È importante evidenziare l’incipit della nuova disposizione, laddove si precisa che la proroga dei contratti è consentita “nelle more dell’attuazione dell’articolo 1, comma 8, della legge 28 giugno 2012, n. 92”. Il richiamo è alla c.d. Riforma Fornero (l. n. 92/2012) che, tra le altre novità in tema di mercato del lavoro, ha modificato la disciplina generale del contratto di lavoro a tempo determinato. Si tratta di norme applicabili anche al pubblico impiego. L’art. 1, comma 7, della legge n. 92/2012, infatti, precisa che le disposizioni della riforma, per quanto da esse non espressamente previsto, “costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni”. Il successivo comma 8 dispone che “al fine dell’applicazione del comma 7, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, individua e definisce, anche mediante iniziative normative, gli ambiti, le modalità e i tempi di armonizzazione della disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche”. Da questa angolazione prospettica, la norma “salva precari” sembra assumere il carattere di disposizione transitoria e urgente, che prelude ad un ulteriore e più organico intervento ministeriale in materia. Procedure di reclutamento con riserva di posti e valutazione dell’esperienza professionale. Il successivo comma 401 dell’art. 1 della legge di stabilità 2013 prevede la possibilità per le pubbliche amministrazioni, nel rispetto della programmazione triennale del fabbisogno, e dei vincoli finanziari vigenti in materia di contenimento della spesa del personale, di “avviare procedure di reclutamento mediante concorso pubblico: a) con riserva di posti, nel limite del 40 per cento di quelli banditi, a favore dei titolari di rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato che, alla data di pubblicazione dei bandi, hanno maturato almeno tre anni di servizio alle dipendenze dell’amministrazione che emana il bando; b) per titoli ed esami, finalizzati a valorizzare, con apposito punteggio, l’esperienza professionale maturata dal personale di cui alla lettera a) e di coloro che, alla data di emanazione del bando, hanno maturato almeno tre anni di contratto di collaborazione coordinata e continuativa nell’amministrazione che emana il bando”. L’obiettivo del legislatore sembra essere quello di agevolare “l’assorbimento” del precariato, salvaguardando il principio costituzionale del concorso pubblico. La disposizione non rappresenta certo una novità. Già l’art. 17, commi 10 e 11, del d.l. n. 78/2009, convertito in legge con modifiche dalla L. 102/2009, aveva introdotto la possibilità di bandire procedure concorsuali simili, atte a favore i soggetti in possesso dei requisiti previsti dalla disciplina per la stabilizzazione (Finanziarie 2007 e 2008). E anche in quel caso il legislatore aveva posto una netta distinzione tra personale assunto con contratto a tempo determinato (unico a poter beneficiare della riserva di posti) e personale assunto con contratti di co.co.co. (per i quali è possibile solo la valorizzazione, in termini di punteggio, dell’esperienza professionale). La vera novità è rappresentata dal fatto che il legislatore interviene a novellare il T.U. Pubblico Impiego. La disposizione in commento, infatti, forma un nuovo comma 3-bis inserito nell’art. 35 del d.lgs. n. 165/2001. Ne consegue che, mentre in passato le procedure concorsuali con meccanismi di valorizzazione dell’esperienza professionale avevano carattere speciale e ambito di applicazione limitato nel tempo, adesso, invece, le stesse entrano a far parte delle procedure ordinarie di reclutamento per l’assunzione di personale nelle pubbliche amministrazioni. Viene inserito altresì un ulteriore nuovo comma 3-ter all’art. 35 del T.U. Pubblico Impiego, ai sensi del quale “con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro il 31 gennaio 2013, sono dettati modalità e criteri applicativi del comma 3-bis e la disciplina della riserva dei posti di cui alla lettera a) del medesimo comma in rapporto ad altre categorie riservatarie. Le disposizioni normative del comma 3-bis costituiscono principi generali a cui devono conformarsi tutte le amministrazioni pubbliche”. L’intervento legislativo si pone in linea con quanto definito nel Protocollo sul lavoro pubblico definito il 3 maggio 2012 tra il Ministro della pubblica amministrazione e l’innovazione, le Regioni, le Province e i Comuni e le Organizzazioni sindacali, che prevede, tra l’altro, l’introduzione di “percorsi di accesso mediante un reclutamento ispirato alla “tenure-track””, nonché meccanismi per “valorizzare nei concorsi pubblici l’esperienza professionale acquisita con rapporto di lavoro flessibile, tenendo conto delle diverse fattispecie e della durata dei rapporti”.

http://www.altalex.com/index.php?idnot=61019