Al 25% invece, poco meno della metà dei partecipanti al sondaggio, non è accaduto nulla di nuovo, mentre al 17% è stato rinnovato il contratto precario senza cambiamenti.
Non solo precari- Altri sondaggi specifici sono stati effettuati per singola tipologia e questi sono i risultati: per coloro che hanno un contratto a tempo determinato il non rinnovo alla scadenza sale al 38%, per i lavoratori a progetto si attesta al 23%, per gli incarichi a partita iva al 22%.
Apprendistato- Una piccolissima percentuale di lavoratori a progetto, pari al 3%, è transitato verso il contratto di apprendistato, il cui utilizzo si rivela però ancora in calo. Infatti, secondo il ministero del Lavoro, in base a quanto risulta dai dati delle comunicazioni obbligatorie sulle nuove attivazioni, queste sono diminuite del 13,7% nei mesi di luglio/settembre rispetto agli stessi del 2011.
Partita Iva- Inoltre, per il 14% di lavoratori a progetto c'è stata una "trasformazione" in incarico a partita Iva, che è di più facile utilizzo con la riforma Fornero al di sopra della cifra di 18 mila euro annui. Una quota minore invece, pari al 5%, è passata dal contratto a progetto al lavoro dipendente a tempo determinato, mentre il 2% è passato alla somministrazione.
Servono incentivi o politiche di sostegno- "Questi dati confermano purtroppo quanto avevamo già da tempo segnalato" afferma Ilaria Lani, responsabile politiche giovanili della Cgil Nazionale. Il problema è dato dal fatto che, in una fase di recessione, "la riforma del mercato del lavoro non può avere di per sé effetti positivi sulla qualità dei rapporti di lavoro, in particolare se non accompagnata da incentivi alla stabilizzazione o da politiche di sostegno allo sviluppo".
Inoltre la riforma Fornero, "lasciando intatto il supermarket delle tante tipologie contrattuali, ha favorito l'utilizzo di contratti meno tutelanti. Di più, i tanti lavoratori a progetto che hanno visto il loro contratto non rinnovato (ne abbiamo calcolati 1.500.000 negli ultimi 3 anni) non possono accedere all'Aspi e alla miniAspi, risultando così penalizzati anche sul fronte degli ammortizzatori sociali, ben lontani dall'essere universali" conclude Lani.
Michela Magrini
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