Quello dei contratti a termine è un mondo variegato e vastissimo: comprende Comuni, Asp, Camere di commercio, ex Consorzi Asi, Ipab, Iacp, Poli universitari, Ato idrici, Consorzi di bonifica, Aci, Istituto zooprofilattico e altri uffici della Regione, come Protezione civile, dipartimento Ambiente, Acque e rifiuti. Ecco chi aspetta una "leggina" entro fine anno per mantenere il posto di lavoro
di ANTONIO FRASCHILLARAPPRESENTANO una Sicilia che ha la scadenza cucita addosso e la data è il 31 dicembre 2013. Sono precari di Comuni, Asp, Regione, Università, Camere di commercio, Ipab e di una miriade di enti del sottobosco dell'amministrazione pubblica siciliana. Poco meno di 30 mila persone in attesa dell'approvazione di leggi al Parlamento nazionale e all'Ars che possano garantire il proseguo del loro lavoro. Ieri è partito il conto alla rovescia con l'approvazione alla Camera della legge di stabilità che contiene la norma salva precari siciliani. Ma il percorso è ancora lungo nonostante il tempo stringa: la legge deve andare al Senato e poi occorre che al lavoro si metta subito l'Assemblea regionale per approvare la norma collegata a quella nazionale, garantendo così le proroghe per tutti. "Nel frattempo rimaniamo con il fiato sospeso e per l'ennesima volta trascorreremo il Natale con questo peso nel cuore ", dicono Massimo, Beatrice e i tanti precari dell'Isola che aspettano il rinnovo del contratto.
Quello dei contratti a termine che rischiano di non venire rinnovati è un mondo variegato e vastissimo. I numeri del precariato nelle amministrazioni pubbliche siciliane sono impressionanti. Soltanto nei Comuni ci sono ben 15.417 lavoratori a termine: in provincia di Palermo gli enti locali che ne hanno il maggior numero sono Corleone (103), Partinico (259), Terrasini (103), Carini (107), Caccamo (81) e Monreale (87). A questa platea si aggiungono 3.080 contratti di altri enti, sempre pagati dalla Regione: personale a tempo che lavora in Aziende sanitarie provinciali, Camere di commercio, ex Consorzi Asi, Ipab, Iacp, Poli Universitari, Ato idrici, Cefpas, Consorzi di bonifica, Aci e Istituto zooprofilattico. A questi si sommano 608 contrattisti che lavorano negli uffici della Regione, per la precisione alla Protezione civile, al dipartimento Ambiente e a quello Acque e rifiuti.
Ma la platea del precariato pubblico siciliano non finisce qui: a questo bacino occorre aggiungere i 6 mila Asu, impiegati in parte nei Comuni, in parte in altri enti come le Ipab e perfino le parrocchie. La spesa complessiva affrontata dalla Regione per queste figure è di 300 milioni di euro. Ma la mappa del precariato continua: perché legati alle norme in discussione a Roma e Palermo sono anche i 2 mila medici e infermieri degli ospedali dell'Isola, alcuni dei quali tengono in piedi interi reparti, come il pronto soccorso del Policlinico di Palermo. "I precari delle pubbliche amministrazioni in Sicilia contribuiscono in maniera determinante al funzionamento di molti servizi essenziali tra cui, aggiungo, la polizia locale e molte funzioni tecniche: dopo due decenni di precariato hanno pieno diritto a richiedere la stabilizzazione per continuare a garantire i servizi ai cittadini", dice Enzo Abbinanti della Funzione pubblica Cgil.
Per molti di loro questo comunque sarà l'ennesimo Natale con il fiato sospeso. "Dal 1990 trascorro le festività natalizie con il timore del futuro - dice Massimo Bontempo, precario del Comune di Capo d'Orlando e leader del sindacato autonomo degli ex Lsu - molti miei colleghi sono stanchi e c'è chi ha mollato e non ce la fa più a protestare ogni fine anno per avere il rinnovo del contratto. Aspettiamo l'elemosina, sempre con il telefono acceso per vedere se passa la legge, la norma, l'emendamento, il regolamento, il decreto della Regione o dello Stato. C'è sempre qualcosa da attendere per evitare di rimanere improvvisamente senza stipendio, che comunque già adesso non prendiamo da cinque mesi".
I precari gestiscono a volte uffici a dir poco delicati, come quello della Protezione civile che coordina i volontari in caso di emergenze. In provincia di Siracusa questo compito spetta a Beatrice Santuccio, 53 anni, precaria dal 2000: "Viviamo di proroghe annuali - dice la Santuccio - ma al di là di tutto l'effetto Brunetta contro i precari, noi lavoriamo in settori vitali per un'amministrazione pubblica. Sono stata in Abruzzo e a Messina durante l'alluvione, coordinando i volontari. Qui nel dipartimento di Siracusa siamo in trentasette, tutti precari. Tutti in attesa".
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